SPECIALE APOCALISSE AL CINEMA
La paura è una scelta
Costretta ad abbandonare il pianeta azzurro che, reso inabitabile dalla “nostra” incuria, non è più così azzurro, l’umanità staziona in qualche galassia lontana sotto la costante minaccia di una specie aliena, che individua gli uomini fiutando le loro paure. Solo i “rangers” sono in grado di annullare questo stato emotivo per poter uccidere a tradimento le creature. In seguito a un incidente il loro generale, immobilizzato per le ferite riportate, e il figlioletto ancora acerbo sono gli unici sopravvissuti in balìa del mostro. Dove? Ma sulla Terra, ovvio!
Il film di M. Night Shyamalan ripete bene ciò che è stato già raccontato. D’altronde il genere nasce per proporre lo stesso interrogativo – fin dove possiamo spingerci nella “conoscenza” e con quali rischi – e lo stesso scenario, con l’uomo stretto in una morsa tra due forze ribelli, la natura e la tecnologia. Il soggetto di Will Smith (sempre più sotto le righe, con la paralisi fisica che diventa facciale), si trasforma in una sceneggiatura al solito non proprio impeccabile, in cui Shyamalan non si limita però a riscaldare la minestra ma prova a metterci del suo. Senza rinunciare ai principi della filosofia zen più spiccia e con un cenno alla morale ecologista tipicamente camerooniana, che risulta ahinoi meno meditata e quindi più gratuita perché solo accennata e mai presa di petto, After Earth sfronda le mille paturnie scientofobiche alla Prometheus e rimette l’uomo al centro della scena. Marcato stretto dai primi piani e da bestie di pericolosità ancestrale, scimmie e uccelli geneticamente più vicini alla specie umana del solito mostro computerizzato, il piccolo Jaden Smith deve fare i conti con la Paura, la nostra antagonista per eccellenza, più forte della morte proprio perché mentale e quindi, personale e intangibile, non vera. Shyamalan, “quello de Il sesto senso”, cerca di raffigurare l’introspezione, dando un volto a ciò che non si vede dentro di esso. Il terrore psicologico assume un corpo fisico e la paura viene così tradotta nell’imprevedibilità degli agenti atmosferici, nell’istintività ferina, nella febbrile attesa dell’imprevisto. Evitando di ubriacare con effettoni e tentando di allineare lo sguardo dello spettatore al respiro dei personaggi, il senso di morte primeggia sulla sua rappresentazione. Che poi, parallelamente, molte soluzioni siano facili e il film sbrachi nelle convenzioni per pigrizia di scrittura, e non perché sia impossibile variare il già visto, è un dato di fatto: il rischio di impoverire il potenziale di una buona premessa è sempre dietro l’angolo.
After Earth – Dopo la fine del mondo [After Earth, USA 2013] REGIA M. Night Shyamalan.
CAST Will Smith, Jaden Smith, Zoë Kravitz, Sophie Okonedo.
SCENEGGIATURA M. Night Shyamalan, Stephen Gahan, Gary Whitta. FOTOGRAFIA Peter Suschitzky. MUSICHE James Newton Howard.
Fantascienza/Azione, durata 100 minuti.