SPECIALE DAVID FINCHER
Di un amore borghese e bugiardo
Il gusto per il thriller David Fincher l’ha sempre avuto, fin dai tempi della sua consacrazione con Seven, così come una conclamata abilità nella costruzione della suspense (da Fight Club a Zodiac, fino a Uomini che odiano le donne). Dunque non sorprende se anche L’amore bugiardo si inserisce nella sua filmografia con tutti i crismi del solido thriller girato con mestiere e non privo della giusta dose di ambiguità.
Adattando il romanzo omonimo di Gillian Flynn, che ne trae una sceneggiatura ben congegnata ma non esente da qualche buco e da svolte un po’ improbabili, Fincher parte da una coppia come tante – Nick e Amy – apparentemente felice, per immergerci nella torbida atmosfera di una storia di cronaca nera, moglie sparita e marito unico sospettato, che non si riduce al semplice susseguirsi di colpi di scena. Ben Affleck ha la faccia giusta per interpretare l’uomo medio Nick Dunne, fedifrago per noia nel tran-tran quotidiano di provincia: bevuta al bar, partita ai videogames, attività ginnica con una giovane amante, mal sopportazione di una moglie che si sente trascurata. Non convince fino in fondo Amy: la sua trasformazione da fidanzata “perfetta” (al di là del viso angelico della Pike, è fin dall’inizio una fredda altoborghese snob) a donna tradita sospinta dalla smania di vendetta fino a precipitare nella psicosi, non riesce a conferire al personaggio la complessità necessaria per impedire allo spettatore d’identificarsi quasi totalmente con Nick e la sua piccola meschinità molto umana. Sorprendente, poiché affatto nascosta, l’aura di misoginia che si percepisce per tre quarti del film, fino alla ricostituzione finale dell’inquietante e ipocrita nido d’amore. In quel momento la condanna inappellabile di Fincher si estende, oltre che sui media americani (bersagliati implacabilmente per tutto il film) ancora una volta fautori della visione distorta e perbenista della “perfect family”, anche su Nick, mediocre eroe di provincia, incapace al momento decisivo di sfuggire al guinzaglio che la moglie si appresta a stringergli al collo, troppo vigliacco per rivelare finalmente la verità a lungo inseguita. Con la scusa di un figlio in arrivo, tra l’altro non suo, sceglie di perpetrare la falsità accingendosi a celebrare un “lieto fine” che contribuisce a irrobustire i caratteri di doppiezza e conformismo insiti nella concezione borghese e tradizionalista della famiglia. D’innegabile impatto il pessimismo totale che Fincher è capace di diffondere in dosi sempre maggiori sino al culmine finale dove Nick, condannando il nascituro, la moglie schizzata e se stesso a vivere di un amore bugiardo, si cristallizza in un traviato modello, perfetto per una società costruita sull’apparire.
L’amore bugiardo – Gone Girl [Gone Girl, USA 2014] REGIA David Fincher.
CAST Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Emily Ratajkowski.
SCENEGGIATURA Gillian Flynn (tratta dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn). FOTOGRAFIA Jeff Cronenweth. MUSICHE Trent Reznor, Atticus Ross.
Thriller/Drammatico, durata 149 minuti.