“Hai paura del buio?”
Girato in una sola settimana dall’esordiente Jonas Govaerts, Cub è stato presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival raccogliendo plausi e consensi. Apripista del genere new horror belga, il film unisce le atmosfere sanguinarie dello slasher alla vocazione introspettiva del bildungsroman a tinte dark.
Non è quello che ci si aspetta. O meglio, la premessa è la solita gita fuori porta di un gruppo di boy scout che piazza le tende in un bosco maledetto, ma gli sviluppi successivi e le implicazioni narrative portano lo spettatore in uno scenario lontano dal meccanismo metacinematografico svelato da Quella casa nel bosco e più vicino al b-movie carpenteriano che strizza l’occhio ai fantasmi adolescenziali di Guillermo del Toro. Il dodicenne Sam, bistrattato dai compagni al campo scout, incontra un piccolo e inquietante fauno con viso coperto da una corteccia che vive in un rifugio arroccato su un albero, ma, quando lo rivela ai due adulti a capo del gruppo, lo prendono per visionario, complice il suo passato traumatico e la storia di un misterioso lupo mannaro di nome Kai inventata da loro. In realtà nei paraggi c’è una fabbrica di autobus abbandonata, un covo sotterraneo in cui si annida il male e lo strano essere che visita spesso Sam. Dominati ormai dall’ “horror vacui” del mockumentary post moderno, dalla serializzazione che recupera lo “spavento antico” made in Hammer (basti citare il paladino del new horror James Wan) o dal manierismo d’autore, ci troviamo di fronte ad un onesto prodotto che non (ri)scriverà la storia del genere, ma che continua, tra suggestivi “vedo non vedo”, grugniti, assalti nell’ombra e misurato splatter, il filone maudit dei “bambini cattivi”. Attraverso una prospettiva sociologica che ambisce a identificare rapporti di forza multipli (tra gli adolescenti in branco e con gli adulti), Govaerts si muove, inciampando in qualche stereotipo di troppo, nei territori battuti da Zampaglione con Shadow, laddove l’ambientazione in notturna è una selva oscura, due brutti ceffi incontrati lungo il cammino innescano il racconto e i protagonisti sono in lotta contro una natura ostile fino a quando sarà il precipitare funesto degli eventi a rivelare il reale nemico nascosto tra le rovine dei rifugi abbandonati. E proprio nella progressione del racconto si nota la maestria del regista nel delineare la costruzione psicologica dei personaggi, nel gestire la suspense e centellinare le “imagines mortis” talvolta evocative e altre volte intrise nel sangue. Cub – Piccole prede è a tutti gli effetti una favola nera da raccontare intorno al fuoco in una fredda notte di tregenda.
Cub – Piccole prede [Welp, Belgio 2014] REGIA Jonas Govaerts.
CAST Maurice Luijten, Titus de Voogdt, Stef Aerts, Evelien Bosmans, Jan Hammenecker.
SCENEGGIATURA Jonas Govaerts, Roel Mondelaers. FOTOGRAFIA Nicolas Karakatsanis. MUSICHE Steve Moore.
Horror, durata 84 minuti.