SPECIALE VENEZIA CLASSICI
Passato presente
Difficile sempre ritornare a parlare dei classici del cinema senza scadere in banalità e ovvietà, specialmente per quanto riguarda i capolavori del neorealismo italiano, categoria cui appartiene Umberto D., una delle pellicole più nere e “ cattive” di Vittorio De Sica.
Dalla ormai famosa battuta andreottiana “i panni sporchi si lavano in famiglia”, alle numerose analisi dettagliate delle singole sequenze, Umberto D. rimarrà un caposaldo della cinematografia mondiale per i messaggi che ancora oggi ci suggerisce. Insieme all’importanza artistica del movimento neorealista, pellicole come quella di De Sica inconsciamente, o meglio tristemente, sono attuali e fonte di dibattiti ancora aperti sulla nostra tonta società. Mediacritica non è una rivista sociologica o di approfondimento politico, ma si pone come uno degli obiettivi quello di contestualizzare il cinema come specchio dei suoi tempi, quindi viene facile confrontarsi con il passato. Umberto D. non può che tuttora suscitare l’immedesimazione nello spettatore che si arrangia nella crisi: De Sica ci presentava la condizione di un anziano solo e povero per denunciarne l’inumanità cui era stato condotto, oggi abbiamo imparato che la situazione non è stata superata. Riguardando la vicenda di Umberto D. ci incazziamo e ogni tipo di cittadino medio soffre nel pensare che quotidianamente deve lottare per non finire così. Esagerazione, catastrofismo, pessimismo? No, realismo che troppo spesso viene ancora negato o addolcito da false speranze. In questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia ci accorgiamo che il dibattito del cinema contemporaneo si sta focalizzando, oltre che sulle “guerre” odierne, specialmente su tutto ciò, basti pensare a 99 Homes di Bahrani. Il messaggio di De Sica era anche ben più duro, sottolineando l’indifferenza di chi al tempo aveva, pur se poco, verso chi non possedeva più nulla e l’incomunicabilità tra il potere e il popolo, barriera vecchia come il mondo. Le situazioni avverse, tanto criticate al tempo, in cui si imbatte il protagonista erano routine e sicuramente non rappresentavano un caso limite. Commuove ancora una delle sequenze più dure, in cui Umberto decide di chiedere la carità ma se ne vergogna quasi subito, e chiude la mano che aveva porto a un passante. Zavattini e De Sica cercarono con le loro sceneggiature di raccontare, anche all’estero, il nostro quotidiano e di dialogare con le istituzioni che avrebbero dovuto, come oggi, combattere con il sangue per annientare la precarietà a 360°. Purtroppo non ci sono mai riuscite. Non resta che abbandonarci al pensiero che venga da noi la forza di risollevarci una volta per tutte. Utopia ma unica reale speranza.
Umberto D. [Italia 1952] REGIA Vittorio De Sica.
CAST Carlo Battisti, Maria Pia Casilio, Lina Gennari, Memmo Carotenuto.
SCENEGGIATURA Cesare Zavattini. FOTOGRAFIA G.R. Aldo. MUSICHE Alessandro Cicognini.
Drammatico, durata 89 minuti.