SPECIALE HEIST MOVIE
Russell inganna e convince
Anni ’70: Irving Rosenfeld (Bale) è un truffatore che si finge mediatore per grossi prestiti, pretendendo una parcella di 5000 dollari naturalmente non rimborsabile. Assieme ad una complice (Adams), che si finge una ricca lady inglese, mette su un piccolo impero finanziario che però va in crisi nel momento in cui i suoi traffici entrano nel mirino dell’agente FBI Richie DiMaso (Cooper).
“Alcuni dei fatti raccontati sono realmente accaduti”. Si apre con questa frase enigmatica il nuovo film di David O. Russell, American Hustle che dopo il successo de Il lato positivo conferma la coppia vincente Cooper/Lawrence però senza farne il fulcro della narrazione. Piuttosto è il personaggio di Bale, ingrassato e imbruttito fino all’inverosimile, a essere il vero corpo-motore della storia grazie soprattutto ad un’interpretazione emozionante. L’apparenza inganna, recita il sottotitolo tutto italiano, perché il film è realmente basato sull’operazione denominata Abscam, messa in piedi alla fine degli anni ’70 dall’FBI per incastrare alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti, ma a differenza di titoli come Argo, fa prevalere il romanzo sulla storia. Ci troviamo di fronte ad un meccanismo a là F for Fake, il vero emblema della truffa wellesiana, ma virata e limata secondo i canoni aggiornati del blockbuster d’autore hollywoodiano. Il flashback iniziale ne è la prova più lampante: un ricordo non univoco ma condiviso, una specie di sogno nolaniano nel quale si innestano altri sogni, in un precipitare di livelli senza fine. Se la tesi del film è chiara fin dalle prime sequenze, ovvero l’ombra lunga della menzogna nella società americana post-Nixon e post-Vietnam, molto meno tradizionale è il trattamento della storia, sempre caratterizzata da quell’ironia melodrammatica e dai personaggi spiantati ma simpatici già presenti nei precedenti lavori di Russell. L’originalità, o almeno la qualità della pellicola, sta soprattutto in due elementi che in qualche modo scardinano dall’interno alcune certezze dello spettatore. Esiste un unico personaggio positivo, almeno nelle intenzioni, ovvero il sindaco Carmine Polito (Renner), mentre gli altri navigano in un oceano di truffe e patologie sociali, compreso l’agente DiMaso. Il pubblico prova empatia per loro ma, al tempo stesso, vorrebbe vederli in carcere per aver truffato una persona così attenta ai bisogni della comunità. Il secondo elemento è la storia della pesca sul ghiaccio che il superiore di DiMaso tenta di raccontargli più volte senza mai arrivare alla morale: una catarsi mancata ma in linea con l’ingannevole apparenza che pervade l’azione drammatica. American Hustle conferma le doti di Russell come regista ma, soprattutto, come sceneggiatore, dimostrando una volta di più, se ce ne fosse ancora bisogno, che non basta un cast di star in stato di grazia per creare un prodotto che piaccia e, magari, resista al tempo.
American Hustle – L’apparenza inganna [American Hustle, USA 2013] REGIA David O. Russell.
CAST Christian Bale, Jennifer Lawrence, Bradley Cooper, Amy Adams, Robert De Niro, Jeremy Renner.
SCENEGGIATURA David O. Russell, Eric Warren Singer. FOTOGRAFIA Linus Sandgren. MUSICHE Danny Elfman.
Drammatico, durata 138 minuti.