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Argo

sabato 10 Novembre, 2012 | di Lisa Cecconi
Argo
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Fingo quindi sono
“Non riconoscibili ma identici alle foto nei passaporti”. Così devono essere i sei fuggitivi nascosti dopo l’assalto all’ambasciata americana di Teheran nel 1979. Diversi da loro stessi ma uguali alle foto che li ritraggono. Le stesse che possono salvarli nelle mani di Tony Mendez, o condannarli in quelle dei ribelli. Perché non conta molto chi siano fintanto che appaiono qualcun altro.

Ben Affleck torna alla regia con un film che mette in scena la natura stessa della rappresentazione. Non tanto per riflettere sull’opposizione tra realtà e finzione, quanto sulle forme di finzione che compongono il reale. Il confine tra ciò che è vero e ciò che appare tale è labile e, a volte, persino irrilevante. È vero ciò che sembra vero perché vere sono le sue conseguenze. Un falso set cinematografico separa gli ostaggi da una pistola alla testa, un vero set separa chi li dovrebbe salvare dal telefono con cui può farlo. La rappresentazione, in sé, non è buona né cattiva, né vera né artificiosa. È solo parte integrante di una realtà ipermediata, declinata su diversi livelli di finzionalizzazione. A partire da Argo. Quello pretestuoso, di fantascienza, usato da Mendez come copertura, e quello di Affleck che lo mette in scena, dallo storyboard dell’incipit alle action figure dei titoli di coda. Una Hollywood al quadrato, omaggiata in tutto il suo dispiegarsi, dalla fase creativa al merchandising. Non per amore del processo produttivo ma per sottolineare come dalle idee astratte nascano oggetti più che concreti. E come, adesso come allora, ogni immagine sia il frutto indecidibile tra una Storia da raccontare e una storia che la racconta. Affleck riesce a farlo rifuggendo il banale, inanellando scene eclettiche per stile e registri, mantenendo al tempo stesso un eccellente equilibrio complessivo. La riflessione sui media ne replica i linguaggi, mentre la macchina da presa si fa tattile negli scontri e irrequieta nella tensione, spiando i volti da sopra le spalle nei rari momenti di intimismo. Tra le sequenze più riuscite, l’alternanza delle minacce dei rivoluzionari in tv e degli attori impegnati a recitare le battute di un copione falso. La Storia è una rappresentazione, se farsa o tragedia dipende dal finale.

Argo [Id., USA 2012] REGIA Ben Affleck.
CAST Ben Affleck, Bryan Cranston, John Goodman, Alan Arkin, Clea DuVall.
SCENEGGIATURA Chris Terrio. FOTOGRAFIA Rodrigo Prieto. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico/Thriller/Storico, durata 120 minuti.

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