The not-so-good wife
Sarà il look da nuovi propositi, sarà il sesso extra-coniugale, ma nelle premesse di questa terza stagione “la buona moglie” suona alquanto antifrastico.
Dopo due anni di stoica condotta e irreprensibile sopportazione Alicia Florrick (Julianna Margulies) ha deliziato i suoi fan con un’inedita verve da bad girl. Se all’inizio della stagione scorsa “Saint Alicia” si prodigava nel perdono del marito fedifrago e in un matrimonio da ricostruire, stavolta l’esordio la coglie in flagrante in un incontro bollente con Will (Josh Charles), ex compagno del college e socio alla pari dello studio legale Lockhart&Gardner. Ma in molti remano contro l’idillio e mentre Alicia dovrà fare i conti con l’imbattuto senso del dovere (di mamma, se non proprio di moglie), Will dovrà scegliere tra amore e carriera, oltre a respingere le pesanti accuse che gli piovono addosso dalla procura di Stato. La pluripremiata serie dei coniugi King torna dunque a riflettere sulle intricate liasons tra ruolo pubblico e vita privata, tra apparenza socialmente accettabile e trasgressione intimamente ammissibile con l’intelligenza che la rende da sempre uno dei migliori prodotti CBS. Perché, diciamolo, non tutti i fan possono permettersi di parlare di “stanchezza” se solo un episodio non è migliore del precedente, soprattutto alla terza stagione, soprattutto in un legal drama. Come nelle trascorse annate la storyline degli affetti non è che la punta di un solido iceberg, sedimentato su strati scabrosi di spregiudicata competizione. La (ri)ascesa politica di Peter Florrick (Chris Noth) e la gestione della sua campagna offrono uno spaccato di maneggi e compromessi persino più realistico del più recente cinema (v. Le idi di marzo, 2011), mentre l’arrivismo del suo entourage – come di quello che cresce in seno alla Lockhart&Gardner – lascia ben poco margine al romanticismo. Ne sa qualcosa la new entry Dana Lodge (Monica Raymund – Lie To Me), assistente della procura determinata a farsi strada a ogni costo, o i “doppi” antitetici di Alicia: Caitlin D’Arcy (Anna Camp – True Blood) e Celeste Serrano (Lisa Edelstein, la Cuddy di Dr. House). La prima, giovane rampolla con le spalle coperte, e la seconda, avvocato senza scrupoli di tempra virile, costringeranno la protagonista a prendere coscienza dei propri limiti, perché l’eccellenza della serie si fonda anche sulla profondità dei suoi personaggi. Irriducibili ad etichette di comodo e valorizzati da un cast giustamente incensato, si avvalgono del contributo di numerose guest stars, da F. Murray Abraham a Jason Biggs, da Michael J. Fox a Matthew Perry – quest’ultimo confermato in un recurring role. L’aderenza a problematiche di attualità è notoriamente l’altro punto di forza della serie e anche quest’anno non fa eccezione. L’opposizione tra ebrei e musulmani (3×01- A New Day), le implicazioni delle “armi intelligenti” in Afghanistan (3×09 – Whiskey Tango Foxtrot), la tortura e il terrorismo sono solo alcune delle questioni sollevate nei diversi episodi, affrontate in un’ottica mai retorica e sempre attenta a metterne in luce insospettabili sfumature. Lo statuto aleatorio della verità (3×12 – Alienation Of Affection), l’ambivalenza del progresso informatico (3×13 – Bitcoin For Dummies) e l’etica del rappresentabile (3×16 – After The Fall) si alternano al banco degli imputati portando a segno vittorie non sempre edificanti e sconfitte non per forza inique. Non ci resta che attendere con fiducia gli sviluppi della stagione in corso, nella speranza che anche la quarta – già confermata da CBS – faccia ben più del suo dovere. Alicia, di certo, ci proverà.
The Good Wife [id., USA 2009 – in corso] IDEATORI Robert King, Michelle King.
CAST Julianna Margulies, Josh Charles, Chris North, Christine Baranski, Matt Czuchry, Archie Panjabi.
Legal Drama, durata 40-45 minuti (episodio), stagione 3.