Spring break forever
Usare un’estetica per decostruirla utilizzandone la semantica mettendola in crisi non solo a livello figurativo ma anche significativo: questo in sintesi è quello che Spring Breakers – Una vacanza da sballo s’impone di compiere. Intenzionato a realizzare il suo “poema pop”, il regista Harmony Korine porta all’estremo non solo la raffigurazione delle sue protagoniste (ricordiamo che due di esse sono ex ragazze Disney), ma soprattutto l’aspettativa che la scelta di esse ha fin da subito destato.
Il sovvertimento messo in atto dal regista è palese, ma tutto è necessario per quella liquefazione culturale che Spring Breakers rappresenta. Korine gioca con gli eccessi portando all’estremo l’estetica giovanilistica trapiantata da MTV, mostrandone il vero volto sgradevole e fastidioso. Il primo minuto è lampante in questo senso: senza mediazioni, ma con l’insistenza del ralenty, viene mostrato uno spring party nella sua accezione più volgare e animalesca, paradigma culturale di un’intera generazione (per intenderci tette, culi, alcol e vaffanculo diretti alla telecamera). Tutto è ritratto in un tono eccessivo: la Florida, meta prescelta dalle quattro per passare la vacanza di primavera, è un conglomerato di luci e colori fosforescenti, dove la saturazione dei colori è massima e non esiste notte buia; la narrazione dai contenuti pulp è supportata da un montaggio ondivago che esalta la contrapposizione, spesso ironica, tra immagini e parole, che non nasconde l’esilità della vicenda ma affascina nel suo continuum audiovisivo. A essere continuamente svuotate di senso sono le parole e i pensieri di una generazione che si mostra vuota nelle ambizioni e nelle speranze, chiusa all’interno di desideri creati ad hoc dai media, mai richiamati direttamente se non nella loro estetica e linguaggio. Un vuoto esistenziale che si concretizza anche nella recitazione, in particolare nell’interpretazione di James Franco (lo spacciatore Alien), sopra le righe e mai troppo reale, eppure estremamente credibile per l’intrinseca sgradevolezza – se non proprio disgusto. L’abilità di Korine è quella di non raffigurare i suoi personaggi con compiacente cinismo, non infierire mai sul distacco che questi mostrano nei confronti della realtà. L’uso di questo materiale non porta a uno sguardo livido, ma vivido, rendendolo capace di realizzare alcune sequenze notevoli (su tutte quella della rapina, che darà poi inizio al viaggio delle protagoniste). Il rischio che Spring Breakers corre è quello di utilizzare sì un’estetica per decostruirla ma allo stesso tempo esserne inglobato quando il sarcasmo e l’ironia vengono a mancare per fare posto alla serietà, necessaria però nella messa in crisi dei protagonisti rivelando la vacuità di una generazione capace solo di pensare in un eterno presente e acritica verso il Sogno Americano, che sogna la vita come fosse uno spring break perpetuo.
Spring Breakers – Una vacanza da sballo [Spring Breakers, USA 2012] REGIA Harmony Korine.
CAST James Franco, Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson, Rachel Korine.
SCENEGGIATURA H. Korine. FOTOGRAFIA Benoît Debie. MUSICHE Skrillex, Cliff Martinez.
Drammatico/Commedia/Thriller, durata 94 minuti.