“La gente si sveste/comincia un mondo”
“The study of the sex is the study of the beginning of all life”, così William Masters presenta il suo studio. Questo è Masters of Sex, serie tv tratta da una storia vera (che è anche un libro) voluta da Showtime, scritta e prodotta da Michelle Ashford. Si racconta il lavoro di William Masters e Virginia Johnson, lui sessuologo e ginecologo, lei sua assistente.
Con stile asciutto e scientifico si mostra la Storia del Piacere, nessun voyeurismo inutile e stucchevole, solo il Corpo. Masters è distaccato, sgradevole, odioso, costruisce un castello di carta di cui la “principessa” è Libby, sua moglie – tipica donna anni ’50, tutta onde, rossetto rosso e attesa – che ha un unico desiderio: diventare madre. Se lei si strugge per la maternità mancata, convinta che il suo grembo sia malato e “inospitale”, Masters assolve al suo ruolo di marito in stanchi, fiacchi coiti notturni, unico suo dispendio di energia. Invece Virginia è indipendente, moderna, madre single, due matrimoni falliti, una sessualità libera e divertita. Uniti nel lavoro, capiamo che i due diventano una squadra. Portano sul lettino il piacere, entrando dalla porta principale (video con una telecamera inserita nel vibratore Ulisse), quando i corpi, da semplici veicoli di eccittamento, diventano esplosione di orgasmico piacere. “Immersi” in Vagine e Clitoridi, tra Peni e Coiti, assistiamo alle “prove” – che segnano l’inizio della rivoluzione sessuale – fatte di autoerotismo e di amplessi. Mandiamo all’aria tutto, in pensione Freud, eliminiamo ogni tipo di moralistica ignoranza. Le donne iniziano a capire che il piacere non è un tabù e che quello clitorideo ha pari “dignità” di quello vaginale con tutte le conseguenze che questo implica, e anche in virtù di ciò acquistano una nuova libertà, si ridefinisce così la questione di genere – femminilizzazione del maschio e mascolinizzazione della femmina. I personaggi si misurano con l’epoca di transizione in cui stanno vivendo: le donne, forti, sicure, sono pronte a sfidare e a sfidarsi (Margaret Scully, Libby, la stessa Virginia), gli uomini invece sono in balìa di loro stessi (Masters), del proprio tempo (il delfino dottor Hass), dello smottamento delle solide basi su cui era costruita la società fallocentrica. È una caduta libera quella dei personaggi, come in un fallout, come in un meraviglioso e perturbante primo sbarco sulla Luna. Per molti simile a Mad Men, con eleganza e raffinatezza la serie migliore di quest’anno ci fa intuire che la consapevolezza sessuale femminile è fonte di sicurezza che si ripercuote in tutte le altre sfere; la sessualità è permeante-metaforica di ogni realtà (dalla situazione sociopolitica a quella culturale, ottimo esempio la sigla). Parafrasando Masters: “in principio era il sesso”.
Masters of Sex [Id., USA 2013] IDEATORE Michelle Ashford.
CAST Michael Sheen, Lizzy Caplan, Caitlin Fitzgerald, Teddy Sears, Nicholas D’Agosto, Beau Bridges.
SOGGETTO Thomas Maier (Masters of Sex: The Life and Times of William Masters and Virginia Johnson).
Drammatico, durata 60 minuti (episodio), stagioni 1.