Hollywood bruciata – Ritratto di Nicholas Ray
Difficile riassumere in un documentario di soli 45 minuti la carriera e la vita di Nicholas Ray. Ci prova, con apprezzabile impegno, ma riuscendoci solo in parte, il giovane Francesco Zippel, che utilizza immagini di repertorio, sequenze di film e dichiarazioni di studiosi, colleghi, amici e dell’ultima moglie di Ray, per offrire un quadro della personalità di questo grande regista.
Dagli studi di architettura con Frank Lloyd Wright al teatro politico con Elia Kazan, alle esperienze radiofoniche, la completa formazione artistica e professionale di Ray gli permise di distinguersi per talento e capacità, nella Hollywood classica. Gli elementi autobiografici nelle sceneggiature dei suoi film, ad esempio la ricerca di una figura paterna valida e forte, tematizzata in Gioventù bruciata, la sua opera più celebre, rendevano i suoi personaggi sorprendentemente fragili e complessi. Ray divenne ben presto un punto di riferimento in Europa, uno dei registi più osannati dai critici dei Cahiers du cinéma. È infatti François Truffaut, in un brevissimo intervento, a far notare, ammirato, come le storie d’amore nei film di Ray sembrino proprio vere.
Il documentario si sofferma, inoltre, sul rapporto tra Ray e James Dean, non privo di incomprensioni, e sulle difficoltà affrontate dal regista nel periodo maccartista: per poter continuare a lavorare tranquillamente, Ray fu perfino costretto a consegnare a Howard Hughes, il boss della RKO, una dichiarazione scritta, in cui negava di avere idee politiche di sinistra. Ciononostante, con il passare degli anni, la carriera di Ray declinò sempre più, a causa della sua incapacità di accettare con leggerezza i compromessi, fino a farne una sorta di emarginato, di mina vagante del sistema.
La parte più interessante del film di Zippel è quella finale, in cui Ray, con un occhio coperto da una benda nera, ormai minato nel fisico da eccessi vari e, in seguito, da un malattia incurabile, si dedica con passione al ruolo di insegnante di cinema all’università, convincendo gli studenti a rinunciare alle ore di sonno per girare un film in piena notte. Il risultato è We can’t go home again, ultima testimonianza, insieme al film definitivo di Ray, Nick’s movie – Lampi sull’acqua, diretto con Wim Wenders, di un percorso controcorrente, di un cineasta unico e non riconciliato.