A scuola di demenziale
Ad Animal House spetta il merito e/o la colpa di aver dato vita al filone dei college movies demenziali, e di aver nutrito l’immaginario collettivo con memorabili idee per le feste (il toga party), finali iconici (i fermoimmagine con didascalia che rivela il futuro dei personaggi, citati pressocché ovunque), comportamenti rivoltanti e indimenticabili (le abitudini alimentari di Bluto).
John Landis, Harold Ramis e soci mettono su un impianto corale che si tiene in piedi a suon di goliardate, rock’n’roll, e oggetti lanciati in ogni dove: come Larry e Kent, non si fa in tempo a varcare la soglia di Delta Tau Chi che ci si ritrova letteralmente travolti e risucchiati nel caos irriverente e fuori controllo della confraternita orgogliosamente peggiore del Faber College. Frutto dei ricordi del college di Miller, Ramis e di Ivan Reitman (che produce), e dunque collocato in un’epoca, i primi anni ’60 pre-Vietnam, che si presta bene al travolgimento di un limitante e repressivo ordine costituito, Animal House viaggia su microstorie che esplodono puntualmente in gag incontrollabili (l’unica a non sfociare nell’assurdo è il tira e molla tra Boone e Kate), mentre a suon di reprimende e minacce di espulsione monta la guerra alla Delta mossa dal Preside Wormer e dai suoi leccapiedi della confraternita snob, massona e fascista Omega. L’istituzione educativa è come da tradizione sinonimo di un’autorità repressiva e bigotta da abbattere non simbolicamente ma fisicamente, rompendo e distruggendo ogni sua emanazione. La resa dei conti tra Omega e Delta sta per lo scontro definitivo tra il perbenismo e il diritto a divertirsi, l’autorità e l’anarchia, le buone maniere e un sovversivo cattivo gusto. Perché alla fine il potere socioeconomico e paramilitare dei Neidermeyer, dei Greg Marmalard e dei Chip Drill non può nulla contro l’ingegno sgangherato dei Delta e soprattutto contro Bluto, un John Belushi pre-Jake Blues e già mitico concentrato di buffonaggine (persino tenera, quando cerca di far ridere un Sogliola disperato) e sprezzo di ogni filtro sociale. Oltre ogni categoria, oltre il goliardico e lo sconveniente, non può che essere Bluto a scalare vittorioso e vestito da pirata le macerie dell’istituzione cittadina e universitaria, per poi andarsene con una bella rigorosamente rapita verso un luminoso futuro.
Animal House [National Lampoon’s Animal House, USA 1978] REGIA John Landis.
CAST John Belushi, Tim Matheson, Stephen Furst, Tom Hulce, Peter Riegert, John Vernon, Verna Bloom, Kevin Bacon.
SCENEGGIATURA Harold Ramis, Douglas Kenney, Chris Miller. FOTOGRAFIA Charles Correll. MUSICHE Elmer Bernstein.
Commedia, durata 110 minuti.