Le (infrante) regole del gioco
Perché realizzare una pellicola prendendo come spunto il gioco da tavolo Battaglia Navale? Questa non vuole essere una domanda tendenziosa riguardo il giudizio di valore del film Battleship, ma al contrario il passo introduttivo per comprendere meglio la genesi di questa produzione.
Narrativamente Battleship utilizza uno schema classico: la crescita e la maturazione dell’eroe, incapace di controllare se stesso e le proprie capacità, attraverso il superamento della morte del padre putativo (il fratello), portandolo alla presa di coscienza delle proprie responsabilità e all’accettazione da parte dell’autorità (l’altra figura paterna ma dispotica dell’ammiraglio). Come tutti sanno, il classico gioco in scatola prevede il fronteggiarsi di due giocatori in grado di guardarsi, e quindi anche di comprendersi, in cui a essere negata è la visione del piano tattico dell’avversario (nel film la consueta griglia è in parte rispettata attraverso un espediente narrativo). Pare abbastanza chiaro come nel gioco ci sia al centro dell’attenzione la capacità di prefigurarsi la tattica avversaria (e quindi conoscere il nemico), ma ancor prima l’impossibilità di vedere, aspetto che in Battleship assume particolare valore vista l’assenza di tutti i sistemi di prolungamento dello sguardo umano (radar) ma anche per la particolare sensibilità alla luce solare da parte degli extraterrestri. La scelta di far interpretare la parte dell’avversario a delle forze aliene (arrivate sulla Terra dopo aver seguito un segnale di comunicazione inviato dalla NASA) porta a una frattura dello schema tradizionale del gioco di riferimento: non si conosce contro chi si sta combattendo, contrariamente ben si conoscono – almeno per la maggior parte degli scontri – le posizioni delle varie navi da combattimento. Questi espedienti sono interessanti soprattutto per osservare l’appropriazione ed espansione di certi aspetti chiave del gioco da tavolo. E soprattutto è interessante notare come il sovvertimento di ruoli in fondo mostri la fine della tensione nei confronti dell’altro che ha contraddistinto gli Stati Uniti nel passato decennio: americani e giapponesi combattono fianco a fianco controvertendo Pearl Harbor, e la paura portata dal terrorismo (la caduta della prima navicella richiama chiaramente l’11/9) viene esorcizzata spostando il fatto altrove (neanche tanto casualmente in Cina). Battleship sembra sancire una volta per tutte la fine – cinematograficamente parlando – di un’era dominata dall’ansia e dalla paura, per aprirsi a quella della comunicazione tra mondi diversi. Anche se non sempre i risultati sono positivi.
Battleship [Id., USA 2012] REGIA Peter Berg.
CAST Taylor Kitsch, Alexander Skarsgård, Rihanna, Liam Neeson, Tadanobu Asano.
SCENEGGIATURA Erich Hoeber, Jon Hoeber. FOTOGRAFIA Tobias A. Schliessler. MUSICHE Steve Jablonsky.
Fantascienza/Azione/Avventura, durata 132 minuti.