Masculin, féminin
Sarebbe ora di dare la dignità che merita a Pasquale Festa Campanile, intellettuale, scrittore e regista dotato di uno spiccato sense of humor e di un’acuta capacità introspettiva nello scandagliare l’animo umano, specialmente attraverso il confronto/scontro tra i due sessi.
Già a partire da Le voci bianche (1964) Festa Campanile ha iniziato a lavorare con leggerezza e ironia sullo slittamento tra maschile e femminile, tema che poi ha innervato gran parte della sua produzione successiva nel campo della commedia da La calandria (1972) fino a Nessuno è perfetto (1981) e Culo e camicia (1981), ma forse l’esito migliore lo raggiunge con Più bello di così si muore (1982).
Enrico Montesano dopo una gavetta come cabarettista approda al cinema come spalla di Alighiero Noschese e diventa mattatore comico, a tutti gli effetti, grazie a Giorgio Capitani e poi a Pasquale Festa Campanile il quale ispirandosi al successo riscosso da Tootsie (1982), con protagonista Dustin Hoffman, nello stesso anno realizza la risposta italiana alla commedia di Sidney Pollack. Più bello di così si muore però ha alle spalle anche un romanzo di Antonio Amurri (che firma anche la sceneggiatura) e mescolando le due fonti di riferimento nasce un meccanismo ben oleato che alterna tempi comici a momenti di riflessione seria in cui Enrico Montesano interpreta un poveraccio che non riuscendo a mantenere la famiglia si finge donna e inizia a prostituirsi, quando incontra un nobile miope (Vittorio Caprioli) che si innamora di lui e vuole persino sposarlo. Il tema del travestitismo è stato da sempre uno dei meccanismi più utilizzati dal cinema comico, non solamente come propulsore di gag fisiche ma anche per creare riflessioni sulla condizione di genere, calando il maschio nei panni dell’altro sesso e facendolo vivere secondo le regole biologiche e sociali imposte al mondo femminile.
Quello che rende credibile e per certi versi avanti sui tempi la commedia di Festa Campanile è proprio questo approccio che va oltre il tipico cliché omosessuale, portando il personaggio di Montesano a innamorarsi del suo ruolo femminile pur restando perfettamente nel proprio perimetro etero, creando così una dicotomia tra la sua identità maschile (Spartaco) e il suo doppio femminile (Marina).
A differenza del protagonista di Laurence Anyways (2012) che dissolve il suo lato maschile trasformandosi in donna, Montesano oscilla tra i due poli creando con Vittorio Caprioli momenti di puro spasso, tipici della commedia degli equivoci, per poi arrivare a gettare la maschera della farsa facendo affiorare i sentimenti umani tra i due personaggi al di là di ogni appartenenza di genere e prendendo a modello la coppia Nino Manfredi/Enrico Maria Salerno nell’episodio Ornella contenuto in Vedo nudo (1969) di Dino Risi.
Più bello di così si muore risulta una delle più effervescenti commedie di Festa Campanile non solo per un grande Montesano double face e un pittoresco Vittorio Caprioli, ma anche per interpreti in grande spolvero come Toni Ucci, Ida Di Benedetto, Paola Borboni e Monica Guerritore nel ruolo di moglie nevrotica. Il leitmotiv composto da Riz Ortolani è il perfetto appoggio sonoro su cui far scorrere il ritmo del film.