filmforum, Udine-Gorizia 20-29 marzo 2012
Et voilà!
Ritratto corale dei ragazzi di strada (i bakroman appunto), di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, il documentario, presentato all’interno del primo degli appuntamenti dedicati al cinema italiano contemporaneo al FilmForum, sottolinea i grandi interrogativi esistenziali a partire dalle esperienze individuali di questi giovani “aspiranti cittadini”, riuscendo in parte a dimostrare che, superata la differenza di disponibilità economica e materiale, le aspirazioni e le passioni con cui ogni giorno questi ragazzi si scontrano sono le stesse che accomunano tutti gli esseri umani, indifferentemente.
Volti e racconti: sono queste le colonne portanti intorno a cui i fratelli De Serio costruiscono questo documentario, ripreso e montato come osservatori invisibili, la cui presenza è rivelata al pubblico solo da (pochi) sguardi in macchina dei protagonisti e dal finale, momento in cui la macchina da presa arriva ad assumere il punto di vista dei bakroman e della strada stessa. I volti spesso in penombra si svelano con un semplice “voilà”, che trasporta lo spettatore dalle atroci testimonianze di abusi e violenze (per noi alienanti e talvolta persino esotiche) alle aspirazioni di ragazzi e adolescenti a cui tutti noi possiamo affiancarci e avvicinarci.
I problemi materiali, strettamente legati alla più mera lotta per la sopravvivenza, vengono lentamente sostituiti da ambizioni e passioni, che permettono, o quanto meno facilitano, l’identificazione di noi spettatori nelle sagome in controluce che via via appaiono e si muovono sullo schermo. Le speranze che vediamo nascere nei ragazzi riescono non solo ad accostare il pubblico ai protagonisti, ma anche gli stessi bakroman tra di loro. Proprio con l’obiettivo di “diventare un giorno una persona normale”, riconquistare la propria dignità e cancellare i soprusi e le violenze dalla loro routine quotidiana, i ragazzi di strada si uniscono, si proteggono l’un l’altro e decidono che tutti insieme devono far sentire la propria voce.
Sagome spesso buie e quasi nascoste prendono corpo nel corso del film, riempiendo lo schermo con volti che soffrono, parlano e riflettono senza dimenticarsi di sognare, per poi tornare a fondersi nel nero della notte e della strada stessa. I corpi aderiscono a quella che è la loro realtà, alla strada che li tiene prigionieri, rendendoli protagonisti di una vita che troppo spesso si dimentica chi ha di fronte: bambini e adolescenti, ma soprattutto esseri umani che non si vogliono arrendere e che combattono per affermare la propria identità, sogni e speranze compresi. “Et voilà”, ecco arrivare sullo schermo forze e debolezze, ma anche paure e dubbi insospettati, di giovani uomini e giovani donne, a noi così uguali, da noi così diversi.