Sesso, nonsense e slapstick
Figura storica dell’animazione italiana, Guido Manuli è stato un fondamentale collaboratore di Bruno Bozzetto, di Maurizio Nichetti (sue le animazioni e la co-regia di Volere volare) e regista dei lungometraggi d’animazione L’eroe dei due mondi (1995) e Aida degli alberi (2001), oltre che autore di cortometraggi, sigle televisive e pubblicità.
La Cineteca di Milano permette di riscoprire buona parte della sua produzione breve, che mostra un autore fantasioso, irriverente al limite del sarcasmo e vivace, talvolta spietato nel suo surrealismo slapstick. Da questa selezione di opere emerge un gusto per il nonsense e per il gag violento e paradossale, non lontano dalla poetica di Tex Avery, con cui ha in comune anche la centralità dell’immaginario disneyano ironicamente ribaltata – il finale di Trailer, la trasformazione di Adamo ed Eva in Paperino e Topolino in Fantabiblicand, il gioco sugli stereotipi maschili e femminili di Casting, che immagina, appunto, il casting di Biancaneve.
Emergono anche un tratto grafico essenziale, vivace ma poco barocco, strumentale al tono sardonico e beffardo dei film, e molto spesso un’ironia nei confronti degli aspetti più pruriginosi della sensualità e del desiderio: per esempio, in Striptease (1977) uno spogliarello in live action toglie il coperchio al vaso di Pandora delle erotomanie delle stilizzate figure maschili degli spettatori, che non finiscono benissimo.
Non finisce bene neanche l’alter ego dell’autore in Solo un bacio (1984), dove l’animatore si trasforma in cartone animato per rubare un bacio a Biancaneve, scatenando la reazione poco fiabesca dell’eroina e dei sette nani in una slow burn violenta e parodica, più in relazione all’arroganza sessuale maschile che alla fiaba. Ancora incentrati sul sesso e sui suoi simboli sono i divertissement Erection (1981) e Istruzioni per l’uso (1989), variazioni grafiche rispettivamente sul tema delle erezioni e della parte posteriore del corpo umano. Più incisivo è SOS (1979): Maurizio Nichetti è uno scienziato che lancia l’allarme sulla sparizione delle donne, aprendo un excursus che rilegge la storia del mondo e mette alla berlina l’egocentrismo animalesco e carnale dell’essere umano.
Parte da un rapporto carnale anche l’ottimo +1 -1 (1987), una sorta di storia a sliding doors che immagina due percorsi legati al fatto che un uomo sia nato o meno. In entrambi i percorsi il nonsense quasi alla Monty Python e lo slapstick violento escludono la minima parvenza di consolazione, realizzazione e felicità: due percorsi che hanno l’atmosfera dell’incubo spassoso e paradossale, dalla comicità spietata.
L’incubo caratterizza anche i due film probabilmente migliori proposti dalla rassegna della Cineteca di Milano: Fantabiblicand (1974), forse il corto dal tratto grafico più affascinante, è una bellissima rilettura fantascientifica dell’Antico e del Nuovo Testamento ambientata nello spazio. È una distopia biblica, in cui non manca il sarcasmo tipico dell’autore, ma è dominata da un’atmosfera tetra, con un finale sconsolato che fa emergere una sottile critica al materialismo più superficiale e monodimensionale. Incubus (1985) è invece la cronaca della nottata di un impiegato che passa da un brutto sogno all’altro. C’è qui una sorta di climax del nonsense e dei gag che pian piano annulla i confini, per noi spettatori e per il malcapitato protagonista, tra sogno e realtà. È un altro film allo stesso tempo esilarante e acre, forse l’esempio più compiuto dello spietato universo nonsense di Guido Manuli.