Il romantico fatalismo del criminale
I senza nome, pellicola di Jean-Pierre Melville targata 1970, rivive oggi sul grande schermo, grazie a una versione restaurata, in attesa di approdare nei cinema francesi alla riapertura delle sale.
Rivedendolo oggi, il suo intreccio tra antieroi non ci appare inedito: due criminali, Gian Maria Volonté e Alain Delon, incrociano le loro strade casualmente. In fuga dalla polizia e non solo, sono complici di un sincero rapporto d’amicizia di chi vive quel mondo, che li porta a unirsi nella rapina di una gioielleria e nel confronto con il proprio passato.
Molto cinema successivo ha fatto incetta di stilemi e atmosfere del film di Melville, tralasciando il ritmo compassato, quasi cronachistico, fatalista e documentario, dell’azione criminale – come nella lunga scena della rapina – che era già tratto stilistico melvilliano; chi è venuto dopo ha inseguito più l’aspetto romantico e decadente dei suoi personaggi. Viene consequenziale ripensare ai drammatici antieroi dei film di John Woo, consapevoli di un certo fatalismo del criminale, ma altrettanto desiderosi di redenzione.
I senza nome inizia come un inseguimento di fughe per intrecciare le sorti degli antieroi in una lotta a distanza, la divisione dei ruoli perde di significato e la moralità non sempre è da ricercare nella legge. Una sfida a distanza che non può non aver influenzato il confronto in Heat – La sfida di Michael Mann, in cui le divisioni di genere allo stesso modo erano inique, ma la lezione di Melville sarà ricorrente nella poetica del regista statunitense, come nel grigio e malinconico fatalismo di Nemico pubblico – Public Enemies.
Gangster impermeabilmente romantici, che racchiudono la consapevolezza del loro destino in uno sguardo. Forse è proprio questo che più ha influenzato il cinema di genere noir e crime oggi, l’indagare le storie e i personaggi di chi ha scelto quella vita e quel destino suo malgrado. Un’imperscrutabilità che riecheggia ancora oggi: pensiamo ai criminali e ai detective presenti nelle pellicole di Christopher Nolan e Denis Villeneuve, avvolti spesso nel silenzio di quel che provano. Nonostante lo stile e il genere diversi, per i protagonisti di Melville, come per molti dei successori, permane quella romantica consapevolezza di essere in fuga dalle conseguenze di una vita che essi si sono scelti e che un giorno, inevitabilmente, li acciufferà.
I senza nome [Le cercle rouge, Francia 1970] REGIA Jean-Pierre Melville.
CAST Alain Delon, Gian Maria Volonté, Yves Montand, Bourvil.
SCENEGGIATURA Jean-Pierre Melville. FOTOGRAFIA Henri Decaë.
MUSICHE Éric Demarsan, Jimmy Webb.
Noir, durata 140 minuti.