La nostra distanza dalle stelle
In attesa di pubblicare la tradizionale Top Ten di fine anno, dedichiamo quest’ultimo numero del 2020 alla fantascienza, per ripercorrere un annus horribilis sulla Terra ma ricco di meraviglie nella sfera celeste e con qualche data storica per le missioni spaziali.
Il virus ha provocato, ad oggi, più di un milione e settecentomila morti. In un momento cruciale, la lotta al cambiamento climatico è passata in secondo piano. Ne parliamo con due focus su pandemia e clima, attraverso quei film preoccupati per i problemi ecologici del pianeta. Gli altri quattro approfondimenti sono un omaggio al sistema solare e agli eventi astronomici più significativi del 2020. Un anno irripetibile grazie al passaggio della cometa Neowise e alla spettacolare visibilità di Giove e Saturno che dopo essersi inseguiti per mesi, a un passo dalla Luna, si sono ritrovati in una rara congiunzione nel solstizio d’inverno. Non sono mancate anche grandi imprese umane: per la prima volta nella storia, una compagnia privata ha portato un equipaggio sulla Stazione Spaziale Internazionale; siamo atterrati su due asteroidi, da cui proviamo a recuperare campioni; abbiamo finalmente la certezza dell’acqua sulla Luna e su Marte, dove si concentrano le attenzioni delle prossime missioni spaziali e i sogni di colonizzazione.
Uno dei motivi di interesse di questo speciale è analizzare come la scienza, e in particolare l’astronomia, è trattata in ambito fantascientifico e quanto i film sulla Terra e sullo spazio siano più o meno attenti a quello che sappiamo della natura e dell’universo. Se tanta science fiction è andata in orbita senza badare alle leggi della fisica, in ogni periodo storico, possiamo trovare esempi di piccole e grandi produzioni che hanno dedicato una cura particolare alla componente scientifica. Lo vediamo anche nei più recenti film d’autore, quando ricostruiscono minuziosamente i passi dei pionieri dello spazio o cercano percorsi plausibili tra le teorie lasciate aperte dalla fisica contemporanea (si pensi a First Man, The Martian, Interstellar, Arrival). Ancor più interessati all’astronomia e alle esplorazioni spaziali, sono stati, quest’anno, i fornitori di servizi in streaming (Netflix, su tutti) che, sull’onda delle celebrazioni per i cinquant’anni dall’allunaggio, hanno prodotto tantissimi biopic, docufilm e serie TV sulle missioni passate, presenti e future.
Tornando proprio al momento in cui fantascienza e astronomia sembrano anch’esse in totale congiunzione, fa un certo effetto notare come l’impresa spaziale più importante della storia e il film più importante della fantascienza (possiamo dire del cinema?) abbiano entrambi più di cinquant’anni. Nel ’68 usciva 2001: Odissea nello spazio, nel ’69 Neil Armstrong metteva piede sulla Luna. “Non ci sono stati altri viaggi”. Di sicuro non della stessa portata.
Solo qualche anno dopo l’opera epocale di Kubrick, un decennio di straordinarie distopie avrebbe ribaltato il sogno di un’umanità in pace e a spasso per le galassie, nell’incubo di virus letali, catastrofi naturali e scelleratezze dell’uomo che ponevano fine al mondo come lo conosciamo. Il nostro 2020 somiglia molto a quel cinema. Pandemia e cambiamenti climatici, conflitti armati e violenze, fame nel mondo e migranti, odio sociale e popoli ancora in lotta per il colore della pelle, ci ricordano quanto siamo lontani dalle stelle e dalla fantascienza che vedeva, dopo il Duemila, l’era dei grandi viaggi spaziali. Gli ultimi dieci mesi ci hanno fatto sentire come L’ultimo uomo sulla Terra. Da inizio pandemia ripetiamo quell’ “every little thing gonna be alright” di Io sono leggenda che, da quando abbiamo smesso di contare le vittime (perché ci si abitua alle tragedie o ancor più grave perché si negano i numeri), suona ormai come il “fino a qui tutto bene” dell’uomo che precipita dal palazzo di quaranta piani ne L’odio – non a tema con questo speciale, ma più che mai attuale ripensando a quanto accaduto negli Stati Uniti, con le brutalità della polizia e le proteste per i diritti civili. Un anno dopo il film di Kassovitz, nel 1995, avremmo scoperto gli esopianeti. Oggi, la missione ESA Cheops inizia a studiarne le proprietà fisiche e chimiche per individuare quelli abitabili. Tuttavia, il primo viaggio verso Alfa Centauri difficilmente arriverà in questo secolo. Non è stata ancora inventata la velocità warp di Star Trek e invece che “curvare” verso altri mondi abbiamo appiattito il nostro, dal suolo alle ideologie. Chissà dove sarebbe oggi l’umanità se per ogni luogo di culto avesse costruito un laboratorio astronomico! Se, come cantava Lennon, una fratellanza di uomini avesse condiviso il mondo diventando un tutt’uno con esso. È il rimpianto di chi crede “solo nel cielo sopra di noi” e non vivrà abbastanza per vedere cosa succede al largo dei bastioni di Orione.
Dalla gestione della pandemia, emergono con evidenza le difficoltà di un’umanità disunita che fatica a ragionare come specie anche difronte a una minaccia globale. Auguriamoci un 2021 migliore, in cui “andrà tutto bene” ma perché saremo più responsabili e avremo imparato dagli errori. Altrimenti, sappiamo già dopo la terza ondata cosa succederà in Fase IV o cosa mangeranno al prossimo cenone di Natale i sopravvissuti del 2022.