Festa del Cinema di Roma, 17 – 27 ottobre 2019, Roma
Ritrovare le misure
Tornare è un film elegiaco. C’è una morte protagonista, da cui tutto scaturisce, quella del padre di Alice, e una morte secondaria, quotidiana, del tempo trascorso. Il topos è classico: il ritorno nei luoghi della giovinezza alla morte di un parente. La villa ha cambiato aspetto e, in un certo senso anch’essa, come luogo, è morta.
Il giardino è abbandonato, le stanze contengono oggetti che, privi di persone che attribuiscano loro ricordi, non hanno significato. A pronunciare figurativamente l’elegia è Alice stessa, cui Giovanna Mezzogiorno sa donare un tono malinconico e dimesso. L’oggetto compianto è una città svuotata, il suo sradicamento da essa, l’isolamento risultante; non il padre, per la cui perdita un “era malato da molto tempo” basta a spegnere il dolore.
Alice è un personaggio che sa muoversi solo nel presente poiché non ha mappe, è una giornalista di successo negli Stati Uniti, ma neanche il successo richiede mappe, strade o percorsi obbligati. Ritrovare il passato è come fissare una caverna buia e non sapere dove porti, ma Alice vi si addentra come in Carroll: per ritrovare le misure. Spazio e tempo sono deformati e interrotti da qualcosa accaduto l’8 maggio 1967 – la precisione di una data contro l’indefinito dell’evento. Alice non ricorda, troppi dettagli le sfuggono. Eppure in quel giorno è il motivo del suo immediato trasferimento negli Stati Uniti e la causa della sua vita adulta lontana da ogni cosa. Ma scoperchiare è sorprendente come aprire una matrioska: scoprirsi identici ma più piccoli.
Alice resta nella casa e “incontra” la sé stessa di anni fa: la bambina che gioca col cane in giardino, la ragazza che scappa di notte per andare a ballare. Se Alice da adulta è molto discreta, sobria e posata è perché ha perso i precedenti tentativi di modellare la realtà. L’obiettività quasi cinica della bambina e la vitalità seduttrice e sprezzante della ragazza sono state entrambe sconfitte da figure maschili: il padre rigido e anaffettivo e il ragazzo vestito di bellezza e innocenza che la trascina, svelandole la violenza, tra le rovine di un teatro. Parte di quest’archeologia della sua personalissima sconfitta è occupata da una terza figura maschile, nascosta e inavvertita, forse neppure reale. È Mark, compagno di giochi della piccola Alice che, innamoratosi di lei, ha tramutato la sua assenza in piena ossessione. Puro simbolo di un legame insoluto, di un nodo interiore, Mark la insegue, la ritrova e la avvolge in spire tenaci, ma Alice non è più cieca, avendo ri-conosciuto il suo passato ha ora gli occhi per vedere: quella dell’uomo è morbosità che solo tre donne sapranno insieme scacciare. Tre donne riunite come in una richiusa matrioska, pronta a vivere altrove.
Tornare [Italia 2019] REGIA Cristina Comencini.
CAST Giovanna Mezzogiorno, Vincenzo Amato, Beatrice Grannò, Clelia Rossi Marcelli.
SCENEGGIATURA Giulia Calenda, Cristina Comencini. FOTOGRAFIA Daria D’Antonio. MUSICHE Mario Rivera, Gabriele Coen.
Drammatico, durata 107 minuti.