Eroi vecchi e nuovi fanno la staffetta
A undici anni dall’uscita di Iron Man, mentre nelle sale è programmato Avengers: Endgame e si conclude la “fase tre” dell’imponente universo cinematografico ispirato al lavoro del compianto Stan Lee, pare essere il momento perfetto per porsi una serie di domande sul labirintico franchise confezionato da Marvel/Disney.
Quanto di esso fu progettato fin dall’inizio e quand’è che ci si è resi conto di avere per le mani un nuovo modo di concepire i mondi cinematografici, più grandi che mai? Riusciranno i nuovi eroi ad avere altrettanto successo e film di quelli vecchi? E ancora: è previsto un ricambio generazionale per i veterani o col passare degli anni si andrà verso il default dell’intero universo?
La prima domanda ha una risposta certa: nessuno poteva anticipare che Iron Man, un supereroe mediamente conosciuto negli Stati Uniti, per nulla in Italia, avrebbe avuto due seguiti e degli ottimi incassi. Si è, quindi, proceduti con dei film solidi e relative figliazioni, Tony Stark a capo del tutto, per qualche anno, finché la fase uno non è confluita in uno tra i crossover più ambiziosi di sempre, The Avengers, che ha ottenuto il successo mondiale sforando di un bel po’ il miliardo di dollari d’incassi. Pochi anni più tardi, dopo una “fase due” breve ma ricca di piacevoli sorprese come Guardiani della galassia, i tempi erano maturi per alzare la posta e rivelare al pubblico il colossale piano di produzione della “fase tre” che copriva quattro anni con una decina di film (qualcuno se lo ricorderà perché un’immagine della convention diventò virale). Parve una follia ma, ora che lo vediamo realizzato perfino rispettando le tempistiche allora fissate, rischia di diventare il modello da seguire o, perlomeno, il calco da scopiazzare.
Con undici anni di produzione alle spalle, i veterani come Robert Downey Jr. mostreranno presto più rughe di quante un supereroe può permettersi, al di fuori dei graphic novel più audaci, ovviamente. Nessun problema perché l’universo Marvel è un pozzo senza fondo di storie, personaggi e saghe da portare al cinema. Viviamo il periodo d’oro del live action che, spinto da motivi prettamente tecnologici legati al perfezionamento del digitale e del green screen, sta riportando al cinema tutti i classici Disney e non sarebbe sbagliato aspettarsi che il MCU aspiri ad andare ben oltre la “fase tre” e diventare una realtà permanente, parallela al fumetto e a tutto il resto, limitata soltanto dall’invecchiamento dei suoi attori in carne ed ossa, da uno star system cagionevole quanto gli esseri umani che lo compongono.
E allora ecco che arrivano i primi ricambi e anche i primi addii. Mentre Chris Evans annuncia che abbandonerà il ruolo di Capitan America dopo Avengers: Endgame, infatti, si attesta il successo commerciale di Captain Marvel, la prima eroina Marvel a meritarsi il proprio film personale, ed è finalmente annunciato Black Widow. Quello con Brie Larson non è il primo film che propone un protagonista appartenente a una categoria sensibile; nel 2018, infatti, fu Black Panther, la simpatica fantasia africana in salsa eroica, a stupire con un totale d’incassi assolutamente inaspettato e poi con una candidatura all’Oscar per il miglior film immotivata, certamente non dovuta ai meriti artistici. L’uscita di Captain Marvel era caldeggiata da tempo, perfino la DC ha – per una volta – tracciato la strada col dimenticabile Wonder Woman, e non è un mistero che quello femminile sia ormai una grossa fetta di pubblico degli eroi in costume. Il ritardo in questo senso non è certamente da attribuire a una mancanza di coraggio, ma alla necessità da una parte di inserire in modo drammatico e contestuale il personaggio di Brie Larson, che avrà un ruolo importante in Endgame, dall’altra lo scarso richiamo che suscita il personaggio della Vedova Nera, privo di poteri e legato unicamente al fascino dell’attrice che la interpreta. Un discorso diverso vale per Black Panther, che pur essendo il primo supereroe di colore non godeva certo di grande fama prima del 2016. È difficile dire se la Marvel abbia scommesso su di lui dandogli fiducia o si sia basata su attente ricerche di mercato, sta di fatto che il suo film ha raggiunto il record d’incassi per un supereroe singolo (escludendo quindi i vari Avengers).
Ultimi ma non meno importanti, l’ottimo Spider Man – Homecoming, che ha chiuso l’annoso problema dei diritti cinematografici dell’Uomo Ragno riportandolo alla casa madre, e Doctor Strange, ennesimo buon film di un personaggio minore con momenti lisergici ricchi di potenza visiva. Si tratta di eroi solidi e intriganti che però dovranno fare molta strada prima di riuscire a pareggiare i conti con gli “anziani” della fase uno; lo dimostra fulgidamente il fatto (spoiler!) che nemmeno uno di loro è stato risparmiato alla disintegrazione di Infinity War (con l’ovvia eccezione di Captain Marvel, che è comparsa dopo). Alla vecchia squadra, quindi, il compito di porre rimedio e, magari, quest’ultimo atto di solidarietà coinciderà anche con una rassegnazione del trono.