Il Faust in salsa british
Regista raffinato e creativo, Stanley Donen è stato uno dei migliori rappresentanti del cinema d’intrattenimento hollywoodiano classico, in quanto è riuscito a realizzare delle opere che hanno frequentemente coniugato un notevole ingegno formale a un certo spessore contenutistico.
Questo non vale solo per capolavori quali Cantando sotto la pioggia o È sempre bel tempo, ma anche per pellicole leggermente minori come Il mio amico il diavolo, commedia british anni Sessanta che si ispira in maniera libera e umoristica al mito del Faust.
Il protagonista del film è Stanley Moon, un giovane londinese timido e impacciato che non riesce a dichiarare il suo amore a Margaret, la cameriera della tavola calda dove lavora. Dopo il suo tentativo di suicidio, l’uomo sarà avvicinato dal diavolo in persona, il quale gli prometterà di esaudire sette suoi desideri in cambio della sua anima. Stanley accetta, ma in seguito si accorgerà che il patto firmato è truffaldino e assai poco conveniente.
Anche se portata avanti con intelligenza e creatività, qui la vicenda risulta soprattutto un pretesto per tenere insieme in modo surreale ma coerente delle gag incentrate sulla (mancata) realizzazione dei sogni del protagonista: sette lunghe sequenze che ironizzano perlopiù sulla società del tempo, in particolare quella britannica, prendendo di mira tanto gli intellettuali quanto i miliardari, tanto la media borghesia quanto la beat music e i suoi giovani fan, descritti come vacui e trascinati da miti effimeri.
Il tutto realizzato con un gran senso del ritmo, una sceneggiatura ricca di battute sferzanti e idee fantasiose, due bravi attori (Dudley Moore nella parte di Stanley e Peter Cook in quella del diavolo) e delle notevoli idee registiche. Tra queste, risultano particolarmente interessanti quelle presenti nella sequenza della beat music, dove si scorgono numerosi zoom e un montaggio a tratti frenetico e irregolare, decisamente poco in linea con la linearità e l’invisibilità di quel cinema classico al quale Donen appartiene. E se da un lato tali scelte formali sono funzionali a trasmettere il clima “giovane” e ribelle del periodo, dall’altro si fanno testimonianza di un cinema che proprio negli anni Sessanta si stava allontanando dalla tradizione per adottare modalità linguistiche e discorsive nuove. Elementi che rendono Il mio amico il diavolo un’opera che dimostra l’acume e la creatività di Donen, cineasta capace di donare spessore a film leggeri e di aggiornare il proprio classicismo ai cambiamenti del tempo, una qualità che gli ha permesso di lavorare proficuamente per più di trent’anni all’interno di un’industria e di una forma d’arte in perenne mutamento.
Il mio amico il diavolo [Bedazzled, Gran Bretagna 1967] REGIA Stanley Donen.
CAST Dudley Moore, Peter Cook, Eleanor Bron, Raquel Welch, Michael Bates.
SCENEGGIATURA Peter Cook. FOTOGRAFIA Austin Dempster. MUSICHE Dudley Moore.
Commedia/Fantastico, durata 103 minuti.