L’arte e la Storia
Dopo il successo de Le vite degli altri e il flop di The Tourist, il regista tedesco Florian Henckel von Donnersmarck torna dietro la macchina da presa con Opera senza autore, presentato in concorso a Venezia 75.
Il film racconta la storia di Kurt, aspirante pittore di Dresda che passa l’infanzia nella Germania nazista, la giovinezza nella DDR e l’età adulta nella Repubblica Federale Tedesca degli anni Sessanta, dove troverà ispirazione e affermazione artistica.
Anche se l’opera copre circa trent’anni di vita tedesca, il suo perno centrale non si trova tanto nell’affresco storico, quanto nella riflessione sull’arte, sul suo rapporto con le dittature (dalla concezione di pittura dei nazisti fino al realismo socialista sovietico), con le nuove mode (le sperimentazioni vuote degli studenti di Düsseldorf) e – soprattutto – con la realtà, sia quella pubblica sia quella più intima e personale.
In tale direzione risultano fondamentali i dipinti di Kurt (personaggio ispirato a Gerhard Richter), i quali intrecciano su un’unica tela storia privata e storia ufficiale rielaborando e unendo alcune fotografie prese da album familiari e da giornali, dimostrando così quanto l’arte possa riflettere e coniugare in modo più o meno cosciente e diretto accadimenti personali a episodi pubblici.
Nonostante la chiarezza e l’interesse di tale discorso, Opera senza autore è stato accolto con una certa freddezza a causa di una messa in scena molto convenzionale, che l’ha fatto giudicare come un film senza stile, appiattito sulle convenzioni di una media serie televisiva europea.
E anche se tali obiezioni hanno il loro fondamento, bisogna riconoscere al lavoro un ritmo narrativo fluido e piuttosto coinvolgente, che riesce a raccontare la storia in modo assolutamente scorrevole, nonostante la durata fluviale di oltre tre ore.
I limiti del prodotto si trovano piuttosto nella sceneggiatura, che tenta di unire senza successo ambizioni intellettuali a caratteri forti e popolari, tipici del romanzo d’appendice. Infatti, da un lato vi è la stimolante riflessione sopra descritta, mentre dall’altro vi sono svolte narrative poco credibili e personaggi monodimensionali, spesso confinanti nel feuilleton e nella soap-opera. Elementi, questi ultimi, che l’autore non ha neanche il coraggio di sviluppare fino in fondo, tanto che molti snodi narrativi si sciolgono troppo velocemente o vengono addirittura abbandonati, creando così un racconto pieno di buchi e di punti irrisolti.
Il risultato è, infine, gradevole e a tratti interessante, ma monco e poco incisivo, in quanto avrebbe avuto bisogno di un’ibridazione più efficace tra i due registri o, magari, di una scelta cinematografica più esclusiva e radicale, in un senso o nell’altro.
Opera senza autore [Werk ohne Autor, Germania 2018] REGIA Florian Henckel von Donnersmarck.
CAST Tom Schilling, Sebastian Koch, Paula Beer, Saskia Rosendahl, Oliver Masucci.
SCENEGGIATURA Florian Henckel von Donnersmarck. FOTOGRAFIA Caleb Deschanel. MUSICHE Max Richter.
Drammatico, durata 188 minuti.