Il Cinema Ritrovato 2018, Bologna, 23 giugno – 1 luglio 2018
Altrove
Nella XXII edizione del Cinema Ritrovato, il cinema di René Clair era presente con tre film restaurati: Les deux timides, lungometraggio comico del 1927 (che chi scrive purtroppo ha perso per aver sottovalutato la coda all’ingresso in sala), il cortometraggio manifesto del dadaismo Entr’acte (1924) e Il silenzio è d’oro (1947), ritorno in patria dell’autore dopo la parentesi hollywoodiana.
Le due opere che analizzeremo sono diversissime, ma hanno almeno due punti in comune: il distacco dalla realtà rappresentata – o il suo capovolgimento − che diventa una rilettura della stessa e la comicità. Il cinema di Clair è un cinema che si svolge in un “altrove” simile al nostro mondo e allo stesso tempo dichiaratamente altra cosa, come se ricreasse l’atmosfera ovattata irreale e contemporaneamente riconoscibile del sogno; ed è un altrove divertente, grazie ad una comicità che può essere irriverente e scatenata o malinconica e posata.
In Entr’acte il capovolgimento della realtà avviene grazie alle armi dell’avanguardia. Considerato il manifesto del cinema dadaista e realizzato come intervallo del balletto Relache di Erik Satie e Francis Picabia, è un susseguirsi di immagini paradossali e gag surreali slegate tra loro, in un trionfo dell’apparente nonsense. Due uomini saltano al ralenti vicino ad un cannone, un balletto, una partita di scacchi e un funerale con cammelli e montagne russe sono alcune delle vicende rappresentate, nelle quali vengono messi alla berlina con sottile irriverenza alcuni miti, vizi e mode della modernità; su tutte, la frenesia, capovolta proprio dalla velocità con la quale il corto avanza.
Di tutt’altro ritmo è invece Il silenzio è d’oro, sentito omaggio a Parigi e al cinema muto e malinconica favola dei sentimenti, capace però di essere anche costantemente divertente grazie ai dialoghi ficcanti, alla raffinatezza delle gag fisiche e ad una serie di azzeccati comprimari. Un importante pioniere del cinema (Maurice Chevalier) è il vertice principale di un triangolo sentimentale che interessa la giovane e spaesata Madeleine e il volenteroso e goffo Jacques; nella cornice del set, si susseguono incontri casuali, allontanamenti volontari, equivoci, scelte sofferte e dolorose prese di consapevolezza. Sullo sfondo di una Parigi così esaltata nel suo fascino più stereotipato da risultare fuori dal tempo, Clair crea un’atmosfera eterea, impalpabile e quasi trascendente, finta nel senso migliore e più poetico del termine, con la quale pone un distacco decisivo dalla realtà (e dal realismo) e realizza così quell’altrove a cui accennavamo prima. Un altrove leggero e soave capace però, tra un sorriso e una risata, di scandagliare e rielaborare fino in fondo le profondità più intime dei sentimenti e dei comportamenti umani, nella migliore tradizione – da Vigo a Ophüls – di certo sfuggente e agrodolce cinema francese.
Entr’acte [id., Francia 1924] REGIA René Clair.
CAST Jean Borlin, Marcel Duchamp, Erik Satie, Inge Friss, Francis Picabia, Man Ray.
SCENEGGIATURA René Clair, Francis Picabia. MONTAGGIO René Clair. MUSICHE Erik Satie.
Sperimentale/Comico, durata 22 minuti.
Il silenzio è d’oro [Le silence est d’or, Francia/Usa 1947] REGIA René Clair.
CAST Maurice Chevalier, Marcelle Derrien, Francois Périer, Bernard La Jarrige, Raymond Cordy.
SCENEGGIATURA René Clair. FOTOGRAFIA Alain Douarinou, Armand Thirard. MUSICHE Georges Van Parys.
Commedia/Drammatico, durata 115 minuti.