Cinema che parla, cinema con cui parlare
Eros prima ancora di essere un termine legato all’erotismo, alla sessualità e alle prime pagine delle riviste di terz’ordine, è il nome di una divinità greca. Priva di connotati fissati e antropomorfi, è stata più una presenza sottintesa e imprescindibile: dove c’è la natura, la vita, il movimento, lì c’è l’Eros.
Per qualcuno era il principio del cosmo, per altri era il motore della vita stessa. Con Eros si indicava quella forza capace di conciliare gli opposti, di portare ordine nel disordine, di rendere strutturato il caos, di attribuire forma e individualità a ciò che era confusa immaterialità. È lui il garante della possibilità di mutare il non-essere in essere attraverso l’unione e la sintesi, è l’addizione sotto forma di pensiero che da due soggetti ne crea uno solo o eventualmente un terzo, è, dunque, qualcosa che non lascia inalterati ma che nell’alterazione fa ritrovare il proprio senso e scopo, la propria direzione.
Anna Marziano è una regista che non subisce i nostri tempi, non sfugge ma li affronta, con le forze del cinema e del pensiero. Ogni sua opera è il frutto di una riflessione profonda su temi e mezzi, dove il cinema e le sue forme non sono degli intermediari tra cosa da dire e cosa detta, tra autrice e pubblico, ma sono i soggetti stessi, le figure parlanti una lingua non univoca, enigmatica e perciò ricchissima. Con Al di là dell’uno ha voluto dialogare proprio con l’Eros, con le sue rappresentazioni e manifestazioni. Per farlo ha viaggiato, ha incontrato persone, ha lasciato che gli eventi accadessero e le opinioni si rivelassero alla sua macchina da presa. In poco più di cinquanta minuti siamo in India, in Germania, nel nord dell’Italia, in Francia e in Belgio e ciascun individuo o coppia incontrata ha una sua idea di relazione, di amore, di convivenza, con persone reali, ideali o anche solo ricordate. Da un luogo all’altro i salti non sono mai bruschi, ma vi è sempre un viaggio fatto immagine, un intervallo: una donna che realizza collage o boschi che scorrono fuori il finestrino di un treno, dove i tronchi, le foglie, l’erba diventano colore puro, linee, miscele astratte che unendosi e tessendosi tra di esse realizzano una trama fitta e polifonica tra le voci del film. Anche il montaggio, secondo la vecchia e sempre giovane definizione di “1+1=3” è lo strumento più adatto e conforme a rendere il superamento dell’uno – della singola immagine – verso un al di là, un oltre, di altri individui – altre immagini – in una tensione cinematograficamente erotica, che oltre ad attrarre e fondere visivo e sonoro, attrae e fonde anche le altre arti, con citazioni e frammenti di poesia, filosofia, fotografia, pittura, musica. Tutto parla, nulla può restare muto quando il cinema è usato per pensare. La Marziano preferisce i dettagli e le similitudine alle visioni d’insieme, non presenta un’idea ma induce lo spettatore a crearne una per sé: perché questo è il cinema che è arte, questo è il cinema che è vita.
Al di là dell’uno [Italia 2017] REGIA, SCENEGGIATURA e FOTOGRAFIA Anna Marziano.
Documentario, durata 53 minuti.