Distopie cinofile
A nove anni dallo straordinario Fantastic Mr. Fox, Wes Anderson scrive e dirige il suo secondo film animato con la tecnica dello stop motion. Riuscirà a ripetersi e firmare un altro capolavoro?
Con L’isola dei cani, torniamo nel mondo degli animali parlanti. Essi hanno la psicologia e il linguaggio degli esseri umani eppure sono condannati ad agire secondo il proprio istinto naturale, di cui si rendono conto senza però potersi ribellare. La loro natura contraddittoria è, proprio come in Fantastic Mr. Fox, la causa scatenante di molte trovate comiche: i protagonisti si grattano e si azzuffano proprio come dei cani, eppure parlano come dei piccoli borghesi amanti delle raffinatezze. Stavolta, però, ci troviamo in Giappone, in un futuro prossimo nel quale i cani sono confinati su un’isola perché colpiti da una malattia artificialmente creata dal governo ombra dei gatti. Seppur pretestuosa, l’ambientazione giapponese offre al regista l’occasione per inserire nel film una marea di citazioni all’arte e all’animazione nipponica, oltre a suggerirgli la trovata per rappresentare l’incomunicabilità tra esseri umani e animali: i primi parlano in giapponese non sottotitolato mentre i secondi in inglese (o italiano, a seconda della versione che guardiamo).
Tutte le immagini mediate da uno schermo (televisori ecc.) non sono realizzate in stop motion ma con la tecnica del cel-shading e col disegno tradizionale. La qualità dell’animazione, con qualsiasi tecnica essa sia realizzata, è altissima e quindi accetteremo di buon grado determinate scelte stilistiche, anche se arbitrarie. L’animazione è, inoltre, funzionale per la ricerca estetica di Wes Anderson; il controllo dell’immagine, già maniacale nei suoi film tradizionali, diventa infatti assoluto in quelli realizzati in studio. Insomma, L’isola dei cani è una gioia per gli occhi e sorprenderà piacevolmente tutti gli amanti del Giappone e della cultura giapponese, tuttavia, il film s’indebolisce quando ne si analizzano trama e personaggi. Questi, seppure doppiati da un cast straordinario nella versione originale, sono scarsamente caratterizzati e, nonostante le loro eccentricità, risultano bidimensionali e privi della freschezza di Mr. Fox e della sua famiglia. Anche la vicenda narrata è presto ridotta a una guerra tra cani e gatti e, quindi, il film si rivela come un divertissement, efficace per la sua durata ma dimenticabile. La leggerezza non è certamente un difetto, eppure sembra un peccato che, nonostante lo sforzo tecnico di altissimo livello, si debba uscire dal cinema con la sensazione che a L’isola dei cani manchi qualcosa.
L’isola dei cani [Isle of Dogs, USA/Germania 2018] REGIA Wes Anderson.
CAST Bryan Cranston, Koyu Rankin, Edward Norton, Bob Balaban, Bill Murray, Jeff Goldblum, Kunichi Nomura.
SCENEGGIATURA Wes Anderson. FOTOGRAFIA Tristan Oliver. MUSICHE Alexandre Desplat.
Animazione, durata 101 minuti.