La teoria e la prassi
Per portare avanti un ideale e cercare di cambiare la società è doveroso coniugare la stretta militanza all’elaborazione teorica, la pratica quotidiana alla messa a punto di concetti più complessi e generali. Insomma, è necessario unire la prassi alla teoria.
In fondo, è proprio di questo che ci parla Il giovane Karl Marx, film con cui il regista haitiano Raoul Peck racconta alcuni anni della vita del grande pensatore tedesco, partendo dalla nascita del suo sodalizio con Friedrich Engels e arrivando fino alla stesura del Manifesto del Partito Comunista del 1848. Il lungometraggio in questione mostra come i due filosofi (e le persone a loro più vicine) abbiano continuamente incrociato la riflessione teorica a forme più dirette di lotta politica. Qui, infatti, si dà spazio sia alle discussioni puramente concettuali sulla dialettica, il lavoro e la proprietà che i due protagonisti intavolano con Proudhon e altri intellettuali dell’epoca, sia agli episodi nei quali diversi personaggi hanno rischiato la loro incolumità fisica e materiale per le proprie idee: dalla sequenza dell’arresto all’espulsione dalla Francia di Marx, dalla rottura di Engels con il padre imprenditore ai sacrifici fatti dalla moglie dell’economista tedesco, Jenny von Westphalen, donna aristocratica che ha abbandonato agi e ricchezze per seguire con amore e passione politica l’allora squattrinato marito. Tutto ciò in un biopic dallo stile oltremodo classico e lineare, che opta per una regia piuttosto convenzionale e quasi illustrativa, comunque adatta agli intenti del cineasta haitiano: realizzare un lavoro didattico che narri in modo limpido e scorrevole gli anni giovanili dei due artefici del fondamentale testo comunista del 1848. Un’operazione apparentemente semplice, ma che rischiava in realtà di essere didascalica nella descrizione del contesto intellettuale del periodo, retorica nei momenti di maggiore conflitto politico e troppo celebrativa nella rappresentazione dei due uomini. Potenziali difetti che Peck riesce comunque a evitare grazie a un ritmo che mantiene una certa fluidità anche quando i dialoghi si fanno più astratti, a dei toni che rimangono sobri anche negli episodi più euforici, e a una sceneggiatura che non esita a mostrare alcuni difetti del filosofo teutonico, come per esempio l’eccessiva impulsività. Elementi che non fanno de Il giovane Karl Marx un’opera originale o eccezionale, ma sicuramente un lavoro riuscito e coerente nella sua volontà di essere didattico ma non pedante, chiaro ma non superficiale, elogiativo ma non agiografico.
Il giovane Karl Marx [Le jeune Karl Marx, Germania/Francia/Belgio 2017] REGIA Raoul Peck.
CAST August Diehl, Stefan Konarske, Vicky Krieps, Olivier Gourmet, Hannah Steele.
SCENEGGIATURA Pascal Bonitzer, Raoul Peck, Pierre Hodgson. FOTOGRAFIA Kolja Brandt. MUSICHE Alexei Aigui.
Biografico, durata 118 minuti.