SPECIALE MONDI VIRTUALI
Il mondo virtuale è nella testa
Nel 1995 esce nelle sale un film che, quattro anni prima di Matrix, vede Keanu Reeves protagonista di una vicenda fantascientifica in cui il mondo virtuale ha una sua centralità narrativa e concettuale: Johnny Mnemonic di Robert Longo.
L’opera è ambientata nel XXI secolo in un mondo dominato dalle multinazionali e racconta la storia di Johnny, un corriere neuronale che trasporta dati all’interno della sua mente in cambio di denaro. Per far questo, il protagonista ha dovuto liberare spazio nel suo cervello e ha quindi momentaneamente rinunciato a una parte della sua memoria. Ma quando l’uomo vorrà indietro i suoi ricordi, dovrà compiere un’ultima − pericolosa − missione nella quale saranno coinvolte una potente casa farmaceutica, la Yakuza giapponese e un gruppo di ribelli che cercano di liberare la società dalle corporations. Tratta dal racconto omonimo di William Gibson (autore di punta del cyberpunk e qui anche sceneggiatore), quella di Longo è una pellicola nella quale tecnologia e corporeità, internet e psiche si uniscono fino a confondersi, tanto che qui il mondo virtuale è nella mente degli esseri umani e la testa del protagonista è trattata come una sorta di hard disk con il suo spazio di memoria, il suo codice di accesso, la sua vulnerabilità a virus esterni e il suo interno visibile da terze persone. Una compresenza − quella tra corpo e tecnologia, cervello e virtualità − messa in scena con un’estetica che unisce la computer grafica dei videogiochi ai tratti tipici dei manga giapponesi, in un film che fa un pastiche postmoderno di diversi riferimenti culturali, passando dalla distopia alla Blade Runner alle già citate animazioni da videogioco, dall’iconografia del cinema noir (strade notturne e semideserte) a toni e personaggi fumettistici e sopra le righe (vedi il “sicario cristiano”). Ma nonostante i diversi spunti interessanti, il connubio tra i vari elementi purtroppo non funziona, in quanto le parti legate alla fantascienza e al noir risultano piatte sia nella narrazione sia nella regia, mentre quelle grottesche sono così demenziali e fuori luogo da rasentare il ridicolo involontario. Tutto ciò fa di Johnny Mnemonic un film derivativo e trascurabile, che tuttavia può essere citato per il buon soggetto di partenza, per essere l’esordio di Reeves nella “sci-fi virtuale” e per l’inspiegabile presenza di Takeshi Kitano nel ruolo del capo della Yakuza.
Johnny Mnemonic [id., USA/Canada 1995] REGIA Robert Longo.
CAST Keanu Reeves, Dolph Lundgren, Beat Takeshi, Ice-T, Dina Meyer.
SCENEGGIATURA William Gibson (tratto dal suo racconto omonimo inserito in La notte che bruciammo Chrome). FOTOGRAFIA François Protat. MUSICHE Brad Fiedel.
Fantascienza, durata 96 minuti.