Alla ricerca dei pirati senza uncino
The Pirates of Somalia è un film tratto dal romanzo biografico di Jay Bahadur, l’unico reporter occidentale che ha trascorso alcuni mesi in Somalia per documentare la vita dei pirati che infestano il Corno d’Africa. Nonostante la presenza di Al Pacino nel cast, il film del 2017 non è ancora stato distribuito in Italia.
La voce fuori campo di Jay Bahadur ci introduce, nella migliore tradizione da film letterario, al personaggio protagonista, un aspirante giornalista canadese che vive nel garage dei suoi genitori. Le lettere di rifiuto da parte delle testate si accumulano sulla sua scrivania e, come se non bastasse, la sua ex ragazza di cui è ancora innamorato sta per sposarsi con un altro. Insomma, Jay è disposto a tutto pur di dare una scossa alla propria vita e finisce per fare ciò che nessun altro reporter è disposto a fare: rischiare la vita in un luogo considerato troppo pericoloso per gli occidentali.
Bastano pochi minuti per comprendere che l’impostazione classica di The Pirates of Somalia lo pone agli antipodi del cosiddetto “cinema del reale”. Il film di Bryan Buckley getta luce sul fenomeno della pirateria somala ma nel frattempo ci propone un protagonista capace di generare empatia e una parabola narrativa a noi conosciuta. Naturalmente, il cuore del film si raggiunge quando Jay vola in Somalia e vede coi suoi occhi ciò che nemmeno i telegiornali erano riusciti a documentare. Il film ha l’intento dichiarato di descrivere la pirateria in modo fedele e di mostrarci “la Somalia vera e non quella di Black Hawk Down”. Tuttavia, la vicenda personale di Jay occupa una grossa porzione della narrazione. È una piacevole cornice alla documentazione giornalistica e facilita l’ingresso allo spettatore occidentale in un mondo col quale, altrimenti, non proverebbe alcuna affinità.
È, comunque, molto difficile dire se il film tenga realmente fede ai propri intenti di realismo. Di certo, il contesto risulta convincente e lo stesso vale per il modo in cui sono rappresentati i pirati, uomini pericolosi cui viene sempre data una connotazione umana (in una sequenza del film, ad esempio, Jay si lascia dare consigli amorosi da uno dei fuorilegge più temuti e rispettati). Un nodo fondamentale che va compreso è che i pirati considerano sé stessi difensori della propria nazione. Essi dichiarano di attaccare le barche straniere perché pescano e gettano rifiuti in acque territoriali. Per questo motivo, i pirati sono amati dal loro popolo. Il film tocca più volte tale concetto ma non riesce mai a elaborarlo davvero e, purtroppo, tradisce sé stesso nel finale dove vince la solita mentalità paternalista nei confronti di una nazione “giovane, che commette gli stessi errori commessi da noi tempo addietro”.
The Pirates of Somalia [id., Somalia/Kenya/Sudan/Sudafrica/USA 2017] REGIA Bryan Buckley.
CAST Evan Peters, Al Pacino, Barkhad Abdi.
SCENEGGIATURA Bryan Buckley (dall’omonimo romanzo di Jay Bahadur). FOTOGRAFIA Scott Henriksen. MUSICHE Andrew Feltenstein, John Nau.
Drammatico/Biografico, durata 116 minuti.