ANTEPRIMA
Tre donne da amare
Se si pensa al genere road movie, la mente corre rapida alle motociclette e alle basette di Easy Rider, percorrendo un’America in fase di trasformazione, per poi deviare verso il caso italiano de Il sorpasso e allo sfrecciare su una Lancia Aurelia da Roma fino al litorale toscano.
Solo due titoli tra i più famosi rimandano al modo di raccontare storie inserendo come co-protagonista il tema del viaggio, del muoversi fisicamente per evolversi interiormente. Tra le tante sottocategorie con cui si potrebbero etichettare gli sviluppi del genere, ci si può prendere la licenza di parlare di road movie al femminile. In questa si inserisce l’ultimo lavoro di Benoît Pétré, Thelma, Louise e Chantal, che va così ad affiancarsi a titoli come Butterfly Kiss o Quel che resta di mio marito, citando Thelma & Louise, il principe della categoria in versione rosa. Per fortuna, della parabola verso l’inferno di due anime desiderose di libertà, rimane solamente il titolo e un vago accenno nel finale, con tanto di macchina indirizzata verso il vuoto e al suo interno due donne lontane anni luce dalla disperazione delle protagoniste di Ridley Scott, senza avere alle spalle mezzo esercito degli Stati Uniti che le tiene sotto tiro, solamente un ipotetico angelo custode. Quest’ultimo è il personaggio di Chantal, goffa, ingenua, apparentemente la pedina sacrificabile del terzetto, in realtà il personaggio meglio riuscito, lontano dallo stereotipo che gravita pesante sull’intera pellicola: tralasciando la femme fatale, troviamo l’ex abbronzato e narcisista, mariti assenti e figli ribelli, fino al giovane gay nominato perfetto confidente. Lei sa come evolversi e maturare, a differenza della staticità delle altre due, congelando i cani e parlando con i bidoni della spazzatura, ma soprattutto insegnando che è necessario reinventarsi per poter pretendere di essere felici. A bordo di una Citroen DS, le tre amiche viaggiano per arrivare al matrimonio di un passato amore comune, facendo emergere segreti e frustrazioni represse, confrontando personalità diverse tra loro ma strette in una forte complicità.
Non pago dell’inserirsi come citazione vivente all’interno del film, il regista francese decide di appendere alla porta dell’officina nella quale capitano le protagoniste la locandina di Foon, il suo primo film, un inedito in Italia del 2005, lasciandola sfocata – un particolare inspiegabile. Peggio, come non rimanere per lo meno sconcertati quando si scopre che lo stesso meccanico di nome fa Brad Pitt, o quando un innocente vecchietto a bordo di un trattore, che tanto ricorda il viaggiatore protagonista de Una storia vera, non è altro che un maiale? E’ solo grazie al lavoro delle attrici se il film riesce a guadagnare una chance, essendo pulito, corredato da un’efficace colonna sonora descrittiva, ma svuotato di quel guizzo necessario per far decollare una commedia brillante.