Io sono mia
Chi l’avrebbe mai detto che il sex toy vibrante, uno dei simboli sbandierati dalla rivoluzione femminista anni ’70, scettro impugnato per rivendicare l’emancipazione sessuale, fosse un’invenzione partorita dallo stesso machismo scientifico a cui ancora sopravvive lo stereotipo della donna isterica.
Ce lo svela Hysteria, squarciando con la chiave dell’umorismo british la patina di imbarazzo che circonda il piacere autoerotico. Piacere che nella frigida Londra vittoriana era indotto negli uteri irrequieti a fini terapeutici per sedare ogni forma di turba nervosa. Comprese le esternazioni legate al naturale senso di oppressione per il mancato riconoscimento sociale subìto. L’euforia modernista, (meno accennata tra gli interni cupi e gli scorci paesaggistici preraffaelliti, quanto più nel dandy Everett, esteta decadente irrigidito dal botox), accende la lampadina del giovane Dottor Granville, rampante yuppie della cultura positivista e spossato “pianista” in cerca di un dispositivo soddisfacente che lo supporti nella pratica. Lo trova in un acchiappa polvere. Ma l’aggeggio (pietanza ideale per un cinepanettone), qui celebrato da Tanya Wexler con garbo e dissacrante eleganza, oltre a compensare l’atrofizzata virilità, si offre da pretesto per una battaglia di genere.
Il parossismo elettrico, sperimentato non a caso dai medici in tenuta da aviatore, è il volo di liberazione che trasporterà mogli “represse”, vedove “affamate” e “bisbetiche” suffragette che seguono l’esempio di Miss Charlotte Dalrymple/Maggie Gyllenhaal (già in lotta contro gli obblighi coniugali dell’America maccartista, in Mona Lisa Smile), verso l’International Council of Women, l’accesso all’istruzione e alle libere professioni, l’indipendenza economica e il voto universale. È il respiro che scuoterà le coscienze degli angeli del focolare, vincolate persino nel pensiero all’autorizzazione maritale e patriarcale, come la Emily di Felicity Jones (rivelazione al Sundance Film Festival 2011, con Like Crazy), relegata tra le pareti domestiche a leggere sui crani altrui un futuro che per lei sembra già stabilito.
Commedia dei doppi sensi sostenuta dalle quote rosa della produzione inglese, Hysteria risulterebbe riuscita nell’operazione effervescenza se ai tremori del prodigioso strumento non si fosse mescolata la retorica sulle differenze di classe. Troppi gli ingredienti per un solo film e un solo brevetto. L’innovazione tecnologica scombussolerà l’élite liberal-conservatrice, consentendo ai soggetti dei sobborghi popolari (in cui colpirà Jack the Ripper), di emergere nella sfera pubblica, fino ad allora prerogativa di prostitute e borghesi. Ma sarà merito più di forme aggregative come il cinema, che del massaggiatore portatile.