Generazioni
2019. Nella piovosa cittadina tedesca di Winden, sospesa tra una minacciosa centrale nucleare e una grotta-wormhole inghiottita dalla “foresta nera”, la misteriosa sparizione di due bambini si intreccia ai conflitti che oppongono quattro famiglie a spasso nel tempo, tra i nostalgici anni ’50 e gli iconici anni ’80.
Il diavolo, come si dice, si nasconde nei dettagli: un oscuro bunker che permette il viaggio nel tempo, cascate di uccelli morti piovuti dal cielo, millenarismo biblico, vaticini apocalittici e un delirante deus ex machina in abito talare. Tutti questi elementi rendono Dark un crogiuolo diabolico grondante ossessioni e incubi assortiti che trovano posto in una narrazione ipnotica in cui la fine scrittura elargisce cliffhanger gradualmente, intenta com’è ad avvolgere lo spettatore in un’atmosfera di strisciante inquietudine e a posizionare al centro del racconto ogni personaggio, il suo profondo vissuto e la sottotraccia emotiva in continuo riverbero sull’intera comunità. Intorno ad una variabile umana impazzita – in bilico sul (doppio, ma anche triplo) filo del tempo – le famiglie protagoniste vivono, come direbbe il sociologo Manheim, in “uno spazio limitato da esperienze possibili”, ed è così che Dark, lontano dalle rocambolesche “stranger things” anni ’80 e più vicino alla morbosa ossessione del “doppio rivelato” come nel recente Predestination, riaggiorna il topos dei viaggi temporali incasellando gli eventi in una struttura mistery (Twin Peaks senza ironia surreale), spaziando dal dramma corale al thriller, fino a perdersi nelle piste tortuose dell’indagine poliziesca. Si potrebbe a ben ragione affermare che la dialettica sociale intercorrente tra Morlock ed Eoli, servi e padroni nel mondo creato da H.G. Wells è qui sostituita dal conflittuale mucchio selvaggio su cui si regge, in equilibrio instabile, Winden, teatro di orrori oscillanti tra l’antico folclore teutonico e il fantasma della centrale nucleare come lascito di un nuovo, moderno angelo sterminatore. Uno dei tanti fil rouge che attraversa questa ambiziosa e riuscita opera a scatole cinesi è una tensione sotterranea che affonda le radici in un paganesimo antico – riesumato, ad esempio, nella recita di Martha che rievoca Arianna e il labirinto – invischiato in una costellazione di simboli tra sacro e profano. Se Doc Brown ci ricordava che l’interferenza negli eventi passati o futuri avrebbe causato conseguenze disastrose nel presente, le distorsioni temporali del luogo-isola inondato da perenne oscurità ammettono la possibilità che anche il futuro possa influenzare il passato, prospettando scenari che, come annunciato dal twist del season finale, potrebbero tingersi di distopia a misura di survival movie.
Dark [Id., Germania 2017] IDEATORE Baran Bo Odar, Jantje Friese.
CAST Anna König, Roland Wolf, Louis Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel.
Thriller/Drammatico, durata 43/55 minuti (episodio), stagione 1.