Un mélo (troppo) raffreddato
Stati Uniti, prima metà degli anni Cinquanta: Marcus è un ragazzo ateo ma di famiglia ebraica del New Hampshire che si reca in Ohio per frequentare un college prestigioso ma conservatore. Qui, il giovane si dedicherà con fervore agli studi, s’innamorerà della compagna di corso Olivia Hutton e cercherà degli spazi d’autonomia, ma sarà ostacolato da una famiglia ansiosa e da un sistema universitario bigotto e soffocante.
Tratto dall’omonimo romanzo di Philip Roth, Indignation è l’esordio alla regia dello sceneggiatore e produttore “di” Ang Lee James Schamus, che con questo film realizza un melodramma sobrio ed elegante più interessato a descrivere la società statunitense degli anni Cinquanta che a raccontare una passionale storia d’amore. Un obiettivo raggiunto grazie a uno script piuttosto solido e strutturato (a parte un paio di passaggi narrativi), che sottolinea la tensione e il conformismo dell’epoca non solo tramite alcuni riferimenti al contesto storico (l’ostilità verso il socialismo, la guerra in Corea), ma anche e soprattutto attraverso dei personaggi emblematici e ben delineati: dal preside Caudwell, oppressivo e ultraconservatore come il senatore McCarthy, al padre di Marcus, ansioso e paranoico come l’atmosfera del periodo. Figure che emergono con forza grazie anche alle buone performance dei loro interpreti Tracy Letts e Danny Burstein. E se sul piano estetico, scritturale e interpretativo l’opera è sicuramente notevole, su quello dei toni e del registro narrativo risulta invece più debole e contraddittoria. Qui, la storia aveva delle potenzialità empatiche che avrebbero potuto dare vita a un mélo dalle tinte forti sulle orme di Sirk o Minnelli, ma alle quali Schamus ha deciso di rinunciare per privilegiare dei toni più sobri e misurati, che raffreddano il racconto invece di accenderlo. Una scelta certamente legittima, funzionale a mantenere l’eleganza della confezione e a lasciare spazio soprattutto agli aspetti riflessivi della vicenda, ma che rischia al contempo di far diventare il film un po’ algido e, a tratti, persino un po’ piatto. Ed è un peccato, in quanto il soggetto di partenza aveva una notevole forza drammatica, che qui viene sfruttata appieno soltanto in poche sequenze (quelle con il preside e con la madre, le migliori dell’opera) e quasi trascurata in tutte le altre. Dunque, con Indignation ci troviamo di fronte a un esordio complessivamente riuscito e compatto, in quanto ben scritto, interpretato e confezionato, ma che forse avrebbe avuto bisogno di uno slancio emotivo maggiore per essere incisivo fino in fondo.
Indignation [id., USA 2016] REGIA James Schamus.
CAST Logan Lerman, Sarah Gadon, Tracy Letts, Linda Emond, Danny Burstein.
SCENEGGIATURA James Schamus (dall’omonimo romanzo di Philip Roth). FOTOGRAFIA Christopher Blauvelt. MUSICHE Jay Wadley.
Drammatico, durata 111 minuti.