17° TOHorror Film Fest, 17-21 ottobre 2017, Torino
Because I got high
Giunto alla diciassettesima edizione il torinese TOHorror Film Fest conferma la sua volontà di dare uno sguardo il più possibile esauriente sulle varie tendenze dell’universo horror.
C’è l’esempio del film visionario al limite della videoarte dal fascino torbido e malato – Dis di Adrian Corona, ispirato alla leggenda della mandragola –, c’è quello del soprannaturale come cassa di risonanza di sentimenti e traumi – l’islandese Rift di Erlingur Thoroddsen, dove si sposano melodramma omosessuale e fantastico – e c’è quello della rielaborazione di canoni, cliché e stilemi tipici del genere. Welcome to Willits di Trevor Ryan, al suo esordio nel lungometraggio, appare come un buon esponente di quest’ultima tendenza. Un gruppo di teenager variamente assortiti campeggia in un bosco isolato. Nel frattempo, un abitante del luogo è ossessionato dagli alieni, dal fatto che lo perseguitino e lo rapiscano nel sonno; per combattere gli ospiti inattesi e per non cadere tra le braccia di Morfeo fa un decisamente ampio uso di droghe. È facile immaginare dove porterà la trama di Welcome to Willits. Non è certamente nell’intreccio più immediato che nascono il suo fascino e il suo divertimento. Decisivi sono il giusto equilibrio tra horror e commedia e il dosaggio ben calibrato tra umorismo e tensione. Il film però funziona perché è un buon esempio della tendenza generale, non dominante ma comunque importante, che vede una parte cospicua del cinema di paura statunitense contemporaneo riflettere, rielaborare e riaggiornare i canoni radicati del genere, pescando in particolare negli anni Ottanta. Non di certo una novità assoluta, ma che negli ultimi anni è diventata più evidente, radicandosi perlomeno negli spaventi mainstream; si vedano più banalmente l’esplosione di remake, prequel e reebot, e più sottilmente il classicismo palese di James Wan, volto quasi a dimostrare come non serva essere originali per far saltare gli spettatori sulla sedia, e la teorizzazione ironica e quasi parodica di Quella casa nel bosco. È proprio il film di Drew Goddard il parente più stretto di Welcome to Willits, che non ha lo stesso sottofondo teorico di riflessione (anche sconsolata) sul genere e sulle sue sorti, ma che è altrettanto divertente e vivace. L’originalità e l’efficacia nascono quindi dai singoli aspetti e dai dettagli, su tutti l’utilizzo grottesco e ironico della droga e la serie tv che pare interagire con l’ossessionato contadino protagonista. Che questo ripiegamento sui fasti passati, aldilà della qualità e dell’acume dei singoli casi, possa essere per il futuro dell’horror statunitense un bene o un male, se sia sinonimo di rielaborazione o di mancanza di idee, è ancora da vedere; se i risultati sono acuti e divertenti come Welcome to Willis noi ci godiamo il divertimento, in attesa di tirare le somme con più calma.
Welcome to Willits [id., USA 2016] REGIA Trevor Ryan.
CAST Bill Sage, Sabina Gadecki, Anstasia Baranova, Mark Webber, Dolph Lundgren.
SCENEGGIATURA Tim Ryan, Trevor Ryan. FOTOGRAFIA Amanda Treyz. MUSICHE Michael Perfitt.
Horror, durata 82 minuti.