Rinchiudere un mondo
Ogni confine sancisce un limite che, prima che fisico e geografico, è psicologico e sociale. Ogni forma penitenziaria, di detenzione o di segregazione, istituisce un mondo nel mondo, circondato dal reale ma da esso escluso. Ogni muro o barriera protetto militarmente è una manifestazione di intolleranza e di aporofobia, che acuisce il problema invece di arginarlo, lo inasprisce e lo rende più cosciente di sé: i due mondi si distanziano sempre più e le loro lingue diventano diverse, fino al punto in cui i due non si capiscono più, si ignorano e l’uno non sa più se l’altro esista e dove.
La fratellanza parla di questo confine e di un uomo, Jacob, che lo oltrepassa senza volerlo e progressivamente perde la strada per tornare indietro. Money è il suo nuovo nome, come in un processo di iniziazione monastico o arcaico Jacob, l’uomo vecchio, scompare, resta la sua abilità nel muovere denaro – lavorava come broker finanziario – e nel capire le ambizioni e i desideri degli uomini. Entra in carcere per un crimine apparentemente da poco, essere passato col rosso ad un incrocio, ma l’incidente ha causato la morte di un loro amico e sua moglie l’ha accusato di omicidio. Fa il suo ingresso tra i detenuti in punta di piedi, stupito e stravolto da tale mescolamento di etnie e di reati; il suo volto è ancora pulito, rispettabile, è ancora il marito di Kate, è ancora il padre di Joshua, il suo ufficio è ancora pieno delle sue cose, la sua mente, il suo cuore e la sua vita sono ancora fuori dal carcere. L’iniziazione è però un processo inesorabile anche se lento: le immagini di Money spezzano lo schermo, non è uno Jacob profondamente cambiato, è un altro uomo, i cui legami col passato sono carte piegate e dimenticate. In questa rottura drastica c’è l’anima del film ed il suo punto debole. Ric Roman Waugh, regista e sceneggiatore, ci ha messo tutta la sincerità e l’attaccamento al tema che dimostra sin da Felon – Il colpevole (2008), è capace di intensità ma non di approfondimento, i caratteri sono evidenziati, grazie ad un’ottima direzione del cast, ma non del tutto motivati. Il passato di Money/Jacob resta una nota di colore e non di contrasto proprio perché i fili che legano i due uomini si perdono e si dissolvono troppo facilmente; la gang a cui si associa lo attrae per motivi che lo spettatore non riesce a dedurre: la necessità di protezione è tale da mettere un coltello in mano ad un uomo, un uomo che pochi giorni prima accarezzava sua moglie e ordinava una bottiglia in un locale alla moda? Forse sì, ma con un tormento interiore che non può essere sintetizzato in una mano che trema. Un buon film che non riesce a comunicare l’incomunicabilità che è al centro della trama è ancora un buon film? O è esso stesso l’esempio di una distanza tra cinema e reale che conta pochi interpreti?
La fratellanza [Shot Caller, USA 2017] REGIA Ric Roman Waugh.
CAST Nikolaj Coster-Waldau, Omari Hardwick, Lake Bell, Jon Bernthal.
SCENEGGIATURA Ric Roman Waugh. FOTOGRAFIA Dana Gonzales. MUSICHE Antonio Pinto.
Thriller, durata 120 minuti.