L’eccezionale vita di uno space cowboy
Una vita professionale e personale come la sua meritava di essere cinematograficamente celebrata. Stiamo parlando di Eugene Cernan, aviatore militare prima e astronauta poi, che in soli 6 anni ha vissuto la propria quotidianità sfrecciando al di qua e al di là dell’atmosfera terrestre, superando per ben tre volte la velocità macroscopica dei Mach 3 e contribuendo in prima linea a cambiare la Storia dell’umanità.
Assai celebre negli anni a ridosso delle missioni Apollo ma poi, specialmente fuori dagli Usa, forse ingiustamente relegato in secondo piano a favore di altri astronauti universalmente conosciuti dalle vecchie e nuove generazioni. Tutti infatti riconoscono Armstrong o Lovell ma molti meno saprebbero individuare con assoluta certezza la professione di Dick Gordon o, per l’appunto, Cernan che in realtà è uomo dai tanti record e dagli innumerevoli meriti. Nato nella primavera del 1934 in una fattoria senza elettricità e senza acqua corrente dell’Illinois da genitori originari dell’Europa dell’Est, dimostra fin da giovane di avere le idee molto chiare e un’inconsueta intraprendenza. Terminati gli studi, si arruola in Marina per diventare aviatore. Selezionato dalla NASA per le sue qualità di pilota, otterrà la sua prima partenza per lo spazio all’indomani del tragico schianto del caccia dell’equipaggio originale della missione Gemini 9, diventando di fatto il terzo uomo di sempre a svolgere una lunga e rischiosa EVA piena di inconvenienti superati col suo eccezionale self control e le peculiarità caratteriali. Nel 1969 è la volta dell’Apollo 10 e del primo sorvolo della Storia della superficie lunare, scattando fotografie sui possibili luoghi di atterraggio e preparando il terreno per il celebre allunaggio della missione successiva, nel cui equipaggio c’era Armstrong (per una strana coincidenza suo compagno di college). Infine nel 1972, dopo un tragico incidente aereo e un recupero lampo, comanda l’Apollo 17 accaparrandosi di diritto un posto nell’immaginario collettivo come ultimo uomo ad aver calpestato il suolo lunare.Questo invidiabile e finora incomparabile primato è il titolo non solo della sua autobiografia ma anche del recente documentario nel quale Mark Craig cerca di far luce sui retroscena della pazzesca e adrenalinica esistenza di Cernan. Grazie a un intercalare di ricostruzioni ben riuscite delle missioni, a spezzoni di video originali e al montaggio che sfoggia un sapiente utilizzo di raccordi e transizioni tra inquadrature, il regista fa emergere dei lati più teneri di quest’uomo tutto d’un pezzo – come la profonda religiosità, una sensibilità filosofica con la quale discernere il mondo e l’universo, i sensi di colpa di un padre assorbito troppo dal lavoro – che avrebbero però meritato maggior spazio nel film.
The Last Man on the Moon [Id., Gran Bretagna 2014] REGIA Mark Craig.
SOGGETTO Eugene Cernan, Mark Craig. FOTOGRAFIA Tim Cragg. MUSICHE Lorne Balfe.
Documentario, durata 95 minuti.