36° Premio Sergio Amidei, 13 – 19 luglio 2017, Gorizia
SPECIALE PREMIO AMIDEI
La guerra alle spalle
Un gruppo di ebrei reduci dai lager nazisti partono da un campo profughi della Puglia per raggiungere clandestinamente la Palestina. Qui si ritrovano costretti ad affrontare la guerriglia contro gli occupanti inglesi.
Il grido della terra è un prodotto interessante sia per l’argomento trattato sia per il posto che occupa all’interno della storia del cinema italiano. Una pellicola, in effetti, esclusa dal canone del cinema italiano anche, forse, per l’annus mirabilis in cui è stata prodotta. In quel periodo, infatti, escono almeno quattro film-titani: Ladri di biciclette, La terra trema, Germania anno zero, Anni difficili. Il grido della terra si adopera in un curioso aggiornamento di alcune coordinate tematiche del panorama neorealista, tenendone salde le principali peculiarità stilistiche. La retorica dell’autenticità è, difatti, presente: il film è girato nei medesimi campi profughi (a Bari e Trani) in cui il film è ambientato, inoltre, l’argomento trattato è quasi contemporaneo alla produzione dell’opera. Il cast interamente costituito da professionisti, e lo stile recitativo piuttosto solenne, appartengono, al contrario, a una prassi piuttosto tradizionalista. La vicenda, sebbene lineare e coerente, è composta da personaggi poco caratterizzati, che non subiscono particolari evoluzioni. Il tenente Birkmore, ad esempio, pare non mettere in questione il proprio ruolo di “poliziotto” nemmeno in nome dell’amicizia con Ariè e David. Al medesimo tempo, il passato dei protagonisti e di alcuni altri personaggi è solo abbozzato. Non si tratta qui, tuttavia, di un tentativo rosselliniano di liberarsi dai vincoli della diegesi, ma piuttosto di rimandare per inferenza a un passato prossimo che è risaputo. Analogamente, la povertà di eventi rappresentati, è anche un pretesto per rendere note le tradizioni e i riti di un popolo che poco prima era disprezzato dalla cultura ufficiale. Il rapporto con il passato è, in effetti, anche un dialogo con il cinema neorealista coevo, in cui si vedono i soldati inglesi combattere a fianco dei partigiani contro un nemico comune (pensiamo a Paisà). Un’interlocuzione, questa, che è evidente nel flash-back in cui si racconta del passato da commilitoni di Ariè, David e il tenente Birkmore dopo i rastrellamenti nel ghetto di Roma. Il film, in questo senso, parla di tradimenti, e di un popolo che – sebbene in maniera controversa e talvolta deprecabile – cerca di riassestarsi e di ritrovare una propria identità.
Il grido della terra [Italia 1949] REGIA Duilio Coletti.
CAST Marina Berti, Andrea Checchi, Filippo Scelzo, Vivi Gioi, Carlo Ninchi, Arnoldo Foà.
SCENEGGIATURA Giorgio Prosperi, Carlo Levi, Alessandro Fersen. FOTOGRAFIA Domenico Scala. MUSICHE Alessandro Cicognini.
Drammatico, durata 90 minuti.