36° Premio Sergio Amidei, 13 – 19 luglio 2017, Gorizia
SPECIALE PREMIO AMIDEI
Il mito senza (con)fine
Quando si parla di mito si parla di qualcosa di profondamente antico e allo stesso tempo profondamente interiore, e quindi presente, vivo. Joseph Campbell fu una di quelle menti illuminate e illuminanti, capace di riattualizzare qualcosa di apparentemente sommerso.
Con i suoi numerosi libri dal linguaggio accessibile anche ai non esperti, e per il suo legame con Star Wars, di cui era grande estimatore, Campbell si guadagnò la notorietà che meritava. La sua passione e la sua lucidità intellettuale conquistarono il grande pubblico con Joseph Campbell and the Power of Myth, una serie televisiva che andò in onda sulla PBS nell’estate del 1988 in sei puntate, ciascuna da un’ora circa, sotto forma di una lunga intervista del giornalista Bill Moyers al grande mitologo. La serie prese le mosse da The Hero with a Thousand Faces, opera di Campbell edita nel 1949, ma ancora fondamentale a distanza di decenni. Applicando il concetto junghiano di figura archetipica agli eroi presenti in ogni cultura, Campbell mostrò quanto essi siano riconducibili a modelli comuni, non tanto per un’origine storica o culturale condivisa, bensì perché espressione dell’inconscio umano. Mitologia comparata quindi, ma molto di più, perché grazie alla facilità di similitudine di Campbell e alla sincera fascinazione e curiosità di Moyers ogni concetto, ogni scoperta, ogni passo avanti compiuto nella conversazione viene riferito all’oggi, alla percezione moderna dell’eroe, a chi lo diventa e perché e a chi, individuando i propri eroi, costruisce una personale mitologia. Ogni confine tra le discipline svanisce, psicologia, scienza, informatica, economia, cinema, sociologia, arti figurative, si mescolano con una naturalezza che non può non suggerire come il mito sia la rappresentazione più completa di una società e del suo tempo condensando tutto ciò che l’uomo fa, pensa ed è. La serie per molti fu una porta spalancata su una rete di connessioni mai sospettate, un invito a vivere con profondità e con maggiore coscienza il rapporto col proprio io. Ne vien fuori un quadro della spiritualità totalmente moderno, che intreccia individuo e comunità in uno scambio costante di simboli e significati dove al bisogno di risposte del primo corrisponde un’elaborazione della seconda sotto forma di “narrazioni” collettive e condivise. Campbell già a fine anni Ottanta parlava di religione come software: chissà cosa avrebbe pensato di internet, oggi che la rete è forse la tessitrice dell’attuale racconto, la narratrice del focolare, la grande madre alla base di ogni mitologia. Moyers ammetterà poi di essere stato profondamente segnato da quelle conversazioni e di aver scoperto, in comune ad ogni passato e futuro spettatore, una ricchezza del tutto umana e per questo fragile e preziosissima.
Joseph Campbell e il potere del mito [Joseph Campbell and the Power of Myth, USA 1988]
FOTOGRAFIA John Robinson. MONTAGGIO Leonard Feinstein, Girish Bhargava, Bill Moyers. MUSICHE Richard Peaslee.
Documentario, durata 360 minuti (6 episodi).