Il Cinema Ritrovato – XXXI edizione, 24 giugno – 2 luglio 2017, Bologna
Anna che vorrebbe andar via
Il romantico Cielo senza stelle, girato in Baviera, nelle zone di confine tra le due Germanie, appartiene alla fase centrale della carriera di Käutner, la più corposa, dopo gli inizi ben poco propagandisti nel periodo nazista e prima dei due film girati a Hollywood per la Universal e del declino degli anni Sessanta.
Il film fu ritirato dal Festival di Cannes nel 1956, per evitare polemiche con i Paesi del blocco sovietico e, come succede spesso ai film più liberi, scontentò tutti, Germania Est e Germania Ovest. Nel rappresentare le enormi difficoltà che Anna e Carl devono affrontare, nel vivere la loro storia d’amore, tra continui spostamenti da una parte all’altra del confine, Käutner, più che parteggiare per gli uni o per gli altri, sembra denunciare i danni che la guerra fredda e la divisione della nazione provocano alla persone comuni. Come ha fatto notare Adriano Aprà, presentando il film al pubblico in sala, tra i meriti di Käutner c’è quello di trattare temi delicati in maniera non ambigua e vale anche per questo film, basato sulla dialettica tra storia sociale e storia individuale, tragedia e amore, con il confine che diventa un labirinto in cui cercare la sopravvivenza. Il film inizia proprio con la fuga della ventiquattrenne Anna, operaia della Germania Est, verso la zona Ovest, dove vivono i genitori di Gerhard, morto in guerra, da cui sei anni prima Anna ha avuto Jochen, il bambino che la donna vuole sottrarre ai due suoceri. “Non voglio che ci sia un confine tra me e mio figlio”, dice Anna ai due anziani e “Il confine non sparirà, fa troppo comodo a voi dell’Ovest”. Il suocero, ovviamente, le dà della comunista. Anna, allora, contro il volere del bimbo, di nascosto porta via Jochen, contando sull’aiuto di Carl, gentile guardia di confine, e del suo amico Willy. Prima di indossare una piuma da pellerossa, Jochen, vestito da cowboy, gioca con il nonno materno, facendogli recitare la parte dell’indiano, e fa anche la conoscenza di un soldato russo, quasi sempre inquadrato con alle spalle la falce e il martello. In un film dove i simbolismi abbondano, ma senza stancare, l’attenzione ai dettagli di Käutner si esalta. E se è il piccolo Jochen, nei suoi iniziali problemi di integrazione con i coetanei dell’Est, a ricordarci la diffusione dell’immaginario americano presso gli europei non sottoposti al controllo dell’Urss, il finale non lieto, che allude all’immagine più celebre di Germania anno zero, e la mdp che si alza per inquadrare il cielo, distogliendo lo sguardo dai due amanti Carl e Anna e dai loro incontri clandestini, al confine, sembrano suggerire che la riconciliazione non è di questa terra.
Cielo senza stelle [Himmel ohne Sterne, Germania 1955] REGIA Helmut Käutner.
CAST Erik Schumann, Eva Kotthaus, Georg Thomalla, Gustav Knuth, Camilla Spira.
SCENEGGIATURA Helmut Käutner. FOTOGRAFIA Kurt Hasse. MUSICHE Bernhard Eichhorn.
Drammatico, durata 108 minuti.