La vicenda è nota: Flavio Insinna, attore e conduttore di Rai Uno, è diventato protagonista di uno “scandalo” dopo che Striscia la Notizia ha mandato in onda un servizio in cui, durante un fuorionda, inveiva contro i concorrenti di Affari Tuoi. In queste poche righe non si vuole difendere o ingigantire nuovamente la vicenda, quanto analizzare ciò che è successo e soprattutto quello che ha significato.
L’unica cosa che preme sottolineare è che da molto tempo ormai Striscia ha smesso di essere un programma di inchiesta: sembra un quotidiano locale che a corto di notizie racconta della vecchina di turno che si lamenta per i rumori del centro città. Questa volta ha preso di mira un personaggio tv amato, per chissà quali dietrologie oscure, passando per un inquisitore ottuso. Sta di fatto che il “Caso Insinna” ha coperto buona parte della cronaca dello spettacolo delle ultime settimane, social e chiacchiere da bar compresi.
È notizia dello scorso 15 giugno che il presentatore continuerà a condurre in Rai: Nino Frassica ha dichiarato che ci sarà anche lui nella nuova edizione di Dopo Fiction. E quindi? Quindi abbiamo assistito all’ennesimo tentativo di “moralizzare” la tv generalista, scagliandosi contro uno dei conduttori più “perbene” e, sinceramente, patetici degli ultimi anni. I monologhi di Flavio in Affari Tuoi sono di un’etica disarmante e anacronistica, buonisti e noiosi. A lui non si può concedere di essere “umano”, quindi gridiamo allo scandalo senza capire il motivo. Perché questo ci ha mostrato Striscia: un uomo che forse per troppa passione si incazza se le cose non sembrano andare per il verso giusto. Dovremmo essere contenti di quello che ha fatto, paghiamo pur sempre il canone e vedere un professionista arrovellarsi per fare al meglio il suo mestiere non può che rallegrarci. Invece siamo tutti sempre più populisti e banditi del web, pronti a insultare qualunque cosa ci sembri corrotta per poi dimenticarcene dopo pochi minuti alla ricerca di una nuova vittima. Tutti in coro: “vergogna”, “mi hai deluso”, “noi ti paghiamo e tu ti comporti così”… che pena ragazzi! Almeno una volta in Rai, sia chiaro non a ragione, ti cacciavano perché ti chiamavi Dario Fo e esprimevi pareri politici. Oggi esiste esclusivamente l’odio e l’impossibilità di essere veri, e la cosa non può che far rabbrividire.
A noi recensori cosa rimane? Solidarizzare con chi cerca di fare una buona tv, scriverne e riconoscere la qualità del gesto artistico, creare un dibattito sano e culturale su un mezzo che fatica sempre di più a stare al passo coi tempi nell’ingordigia mediale di oggi. Lasciamo i moralizzatori e i rancorosi a farsi la guerra tra di loro. C’è da lavorare ancora molto, lo sa Insinna e lo sappiamo tutti noi qui a bottega. Ora che arriva l’estate poi, gli argomenti scarseggiano… Aiuto!