13° Biografilm Festival – International Celebration of Lives, 9–19 giugno 2017, Bologna
Elogio del cinema invisibile
A sua detta, Salim Shaheen ha all’attivo centodieci film nei quali è regista, sceneggiatore, produttore e attore protagonista. È tra i volti più popolari del cinema afgano, anche se il suo profilo su IMDB gli accredita solamente la presenza nel documentario di un’autrice francese.
Dopo essere stato selezionato a Cannes 70, il documentario di Sonia Kronlund sul cinema più povero del mondo arriva anche al Biografilm Festival di Bologna e possiamo finalmente scoprire il perché di tale mancanza: i suoi film sono tutti realizzati con un budget prossimo allo zero e pensati esclusivamente per il pubblico afgano. La distribuzione internazionale è fuori discussione e d’altronde non interessa a Salim, che indossa con fierezza la sua maglia nazionale così come la veste di cineasta autodidatta e fuori dei grandi circuiti commerciali (inesistenti per il cinema prodotto nel suo Paese). Da qui viene il titolo del documentario di Sonia Kronlund, che ha seguito l’autore sui set di alcune sue produzioni raccogliendo del materiale che farà sorridere gli spettatori occidentali. Girando anche tre pellicole contemporaneamente e sdoppiandosi davanti e dietro la telecamera, Salim compensa pienamente col suo carisma le mancanze in campo artistico (e, molto importante, è un produttore eccezionale). Con un atteggiamento a metà tra Fellini e lo stuntman navigato, è il personaggio perfetto per un documentario sul cinema naif, di quelli che fanno ridere e scaldano il cuore allo stesso tempo. La sua banda, ugualmente sgangherata e simpatica, è completamente succube della sua personalità forte, che determina da sola l’impatto di Nothingwood. Anche la documentarista francese deve aver percepito lo stesso carisma quando ha deciso di dedicargli quest’opera. La posizione dell’autrice rimane in bilico poiché il tono del documentario non è mai quello della presa in giro ma la selezione delle sequenze è evidentemente tesa a suscitare la risata del pubblico. “Nothingwood”, d’altronde, è un termine coniato dallo stesso Salim Shaheen che, al contrario dei suoi collaboratori, sembra essere cosciente del proprio lavoro e quindi di quanto ingenuo esso possa apparire a un pubblico straniero. Nonostante ciò, il regista afgano ne viene fuori come una figura quasi eroica: patriottico, popolare e moderatamente progressista. Nonostante l’ilarità che suscita, Nothingwood è un lavoro di cui può andare fiero.
Nothingwood [id., Francia/Germania 2017] REGIA Sonia Kronlund.
CAST Salim Shaheen.
SOGGETTO Sonia Kronlund. FOTOGRAFIA Alexander Nanau. MONTAGGIO Sophie Brunet, George Cragg.
Documentario, durata 85 minuti.