Torno subito
Così recitava il cartello che nel 1989 Maurizio Cattelan appese alla parete di una galleria di Bologna al momento dell’inaugurazione della sua prima mostra personale. La porta sprangata nascondeva un ambiente vuoto tanto quanto la sua testa, al punto che per liberarsi dall’impasse di non aver trovato niente di adatto da esporre al pubblico l’artista è stato costretto a scappare dal retro.
Da qui alla retrospettiva al Guggenheim Museum di New York, che mostrava i lavori di una vita appesi a grappolo al centro della celebre spirale di Wright con un allestimento da togliere il fiato, ne è passata di acqua sotto i ponti; il docu-film di Maura Axelrod, che con questa produzione è passata da 15 anni di reportage di guerra all’arte contemporanea, cerca di tracciare quanta e quale, anche con l’aiuto delle animazioni di Kim Alexander e Katy Davis. Dalle passeggiate solitarie per una New York ostile, presa di petto vestendo stracci, mangiando solo riso e sfogliando Flash Art, alle aste da overdose di zeri, ci si accorge che discutere di Cattelan è necessariamente discutere del sistema dell’arte tutto, quotazioni incluse. Parlando della sua carriera si toccano tutti i nervi scoperti del discorso intorno all’arte contemporanea: il primato dell’idea sulla produzione artigianale, la provocazione, lo slittamento percettivo tra autenticità e finzione, l’apparente cattivo gusto dei collezionisti e l’eccentricità del mercato dell’arte rispetto a quello azionario. Se ne parla necessariamente, perché tutto viene centrifugato dallo humour nero delle sue opere, con le quali Cattelan continua ad attuare uno spostamento di ruoli: da quello dell’artista a gallerista, curatore o art advisor. In qualche modo Cattelan gioca sempre da outsider, contemporaneamente dentro e fuori dall’art business, anzi ancor più dentro quanto più se ne chiama fuori. Per descrivere la sua identità mutevole, sfuggente, basta dire che ha chiesto a Massimiliano Gioni, amico, critico d’arte e direttore associato del New Museum di New York, di impersonarlo negli inserti autobiografici, con un effetto straniante e sorprendente per chi capisce il trucco, proprio come accade nelle sue opere. Alla fine di tutto però, i temi toccati restano comunque sul piatto, endemicamente irrisolti, forse irrisolvibili; la sensazione è che l’unica che ha centrato il bersaglio in fondo sia Victoria Cabello, prima compagna dell’artista, quando guarda in camera e racconta del suo coraggio di non accettare il limite, del suo spingersi sempre oltre il possibile, nel bene e nel male, eccedere l’eccesso e così facendo costringere il reale a darsi continuamente una nuova forma.
Maurizio Cattelan: Be Right Back [id., USA 2016] REGIA Maura Axelrod.
SOGGETTO Maura Axelrod. FOTOGRAFIA Lucian Read, Maura Axelrod. MUSICHE John Jennings Boyd, Cassius.
Documentario, durata 95 minuti.