SPECIALE HORROR POLITICO
Attenti al cane
Una giovane attrice soccorre uno splendido esemplare di White Shepherd, involontariamente investito; come qualunque umano dotato anche solo di un briciolo d’amore per gli animali, decide di salvarlo dalla soppressione e di adottarlo. Il cane con lei è affettuoso e protettivo, ma lo è un po’ meno con le persone di colore, le quali scatenano la sua aggressività e i suoi istinti peggiori.
Un addestratore professionista, di colore, cercherà in ogni modo, con una sorta di cura Ludovico, di togliere l’aggressività verso i neri a cui la bestia è stata addestrata quando era ancora cucciola. Samuel Fuller realizza con Cane bianco un apologo sul razzismo diretto e immediato nell’utilizzo verace del genere di riferimento, l’horror “realista” (per così dire) ad alta tensione con echi di Stephen King, e nell’esposizione del sottotesto politico, con un approccio volutamente didascalico e schematico, a partire dal candido color bianco del cane protagonista. Cane bianco non funziona però solo per la tensione e il coinvolgimento più immediato, ma, forse proprio perché anche l’approccio ai temi importanti non è appesantito da particolari sovrastrutture, riesce ad essere un efficace apologo su uno dei mali atavici della nazione dalle magnifiche e progressive sorti. Male che, stando al successo di Get Out, ancora oggi anche il cinema horror trova tutt’altro che debellato. Fuller, in un significativo dialogo tra la giovane attrice e il tenace addestratore, risale fino ai tempi della schiavitù, trovando in quel periodo le cause più profonde e ataviche del comportamento del cane, ponendo così la questione razziale come uno degli aspetti fondanti ed essenziali di buona parte della nazione. Come in King, quindi, l’elemento che scatena il male – in questo caso l’animale assassino – è una metafora di questioni sociali e politiche più vaste e radicate. Anche il bianco pastore tedesco è quindi in qualche modo una vittima, come dimostra la strada della tentata riabilitazione e il cupo e pessimista finale, impreziosito dal movimento di macchina verso l’alto. Fuller dirige il traffico unendo alla schiettezza da genere puro di molti momenti alcune sequenze di notevole ma non fine a se stessa eleganza registica (per esempio, la sequenza dell’omicidio in chiesa, ma anche il carrello sul set cinematografico), confermandosi così un ottimo regista senza fronzoli e allo stesso tempo estremamente consapevole del linguaggio cinematografico e delle sue potenzialità. Il film fu clamorosamente equivocato dalla distribuzione stessa, che lo considerò come incitamento all’odio razziale, non distribuendolo nelle sale del Paese.
Cane bianco [White Dog, USA 1982] REGIA Samuel Fuller.
CAST Kristy McNichol, Paul Winfield, Jameson Parker, Burl Ives.
SCENEGGIATURA Samuel Fuller, Curtis Hanson (tratta dal romanzo Chien blanc di Romain Gary). FOTOGRAFIA Bruce Surtees. MUSICHE Ennio Morricone.
Horror/Drammatico, durata 84 minuti.