La televisione mutante
Noah Hawley non ha solo voglia di ritagliarsi il suo spazio nella storia della tv contemporanea creando ottime serie come Fargo. Lo sceneggiatore e produttore newyorkese vuole crearsi la possibilità di usare la tv come luogo di sperimentazione non solo sulle forme narrative, ma soprattutto sullo stile, sul linguaggio cinematografico, sulle invenzioni visive.
Legion è una delle cose più folli e sfuggenti che la tv abbia mai realizzato: ambientata nell’universo degli X-Men (precisamente dal personaggio creato da Chris Claremont e Bill Sienkiewicz come figlio di Xavier), vede protagonista David Haller, un uomo che ha difficoltà a restare in contatto con la realtà per via della sua schizofrenia. In realtà, David è un mutante le cui multiple personalità sono ognuna capace di un potere con il quale potrebbe dare un grande contributo all’umanità: a soccorrerlo ci pensa l’associazione di Melanie Bird, che dovrà però compiere un gran lavoro per recuperare la mente di David. Fin dal plot Legion si mostra complicato e complesso, e vuole esserlo: per gran parte delle 8 puntate della prima stagione (trasmesse da Fox in Italia), l’azione si svolge attorno al passato di David – da ricostruire per ripartire -, dentro la sua mente, lungo il suo astral plane, tutti luoghi statici e intimi, da cui l’azione è quasi bandita e si gioca una lotta tra interno ed esterno, tra gli alleati di David che devono proteggerlo e salvarlo e lo stesso David che deve affrontare decenni di presunta follia per ripartire come nuovo uomo. L’unico modo quindi che Hawley ha per coinvolgere lo spettatore, senza che si ubriachi nella ricercata confusione drammaturgica, è quello di rendere sorprendente ogni scena, inventare di continuo con immagini, effetti visivi, trucchi di montaggio, come se la tv degli anni ’10 fosse alla stregua del cinema degli anni ’10 del secolo scorso: ovvero un terreno per poter creare, inventare, osare, divertirsi, un laboratorio per qualcosa che avrà una sua solidità magari nelle prossime stagioni. Prendete il viaggio negli universi paralleli di Doctor Strange e moltiplicatelo per 8 ore: si avrà come risultato un’indigestione, un eccesso di colori e forme che pare disinteressarsi dello spettatore, della sua capacità di attenzione, del suo desiderio di avere un racconto da seguire. Hawley concepisce Legion come una sorta di esperienza visiva slegata dalla fruizione comune: talento e coraggio non gli si negano, ma Hawley perde spesso il controllo della sua creatura e in più di un’occasione pare egli stesso dentro la mente confusa di David. Gli si perdonano le derive in virtù della creatività e della capacità di stupire – e di creare qualche tenue momento romantico con la storia tra David e Sydney (debitrice del gioiello incompreso Pushing Daisies) – ma un’altra stagione così rischia di inimicarsi anche il fan più incallito.
Legion [id., USA 2017] IDEATORE Noah Hawley.
CAST Dan Stevens, Rachel Keller, Aubrey Plaza, Bill Irwin.
Fantasy/Drammatico, durata 50-70 minuti (episodio), stagione 1.