Un uomo, un perché
Al termine degli scontri tra il fronte britannico e quello statunitense, James Delaney fa ritorno in patria in seguito alla sospetta morte del padre, dopo una lunga permanenza in Africa. La sua affermazione di indipendenza dalla Compagnia delle Indie Occidentali e la sua voglia di far chiarezza trovano continui ostacoli da parte delle istituzioni inglesi, pronte a tutto pur di affermare i propri interessi economici.
Che in Taboo tutto giri intorno a Tom Hardy è chiaro fin da subito: da lui creata (insieme a Steven Knight e al padre Edward “Chips” Hardy) la serie prende le mosse da un racconto scritto sempre dallo stesso Tom Hardy che si cimenta nei panni del protagonista con un’interpretazione fisica e ben riuscita. Le vicende raccontate in questa miniserie, andata in onda su Bbc One (in Uk) e su Fx (negli Usa), ruotano tutte intorno ad un unico protagonista, che muove le fila dei personaggi circostanti, che trova nuovi modi per interagire con la realtà finzionale comunicando così al pubblico rinnovate sfaccettature della quotidianità storica del tempo. Negli otto episodi, insomma, Hardy dà corpo e anima al racconto e ne modella le geometrie. Non da meno sono gli altri membri del cast (primo fra tutti l’adorato Stephen Graham), ma nessuno di essi riesce ad emergere da un panorama umano fatto di personaggi monocromatici e appiattiti dal grigiore imperante. Hardy/Delaney si distingue dalla massa per forza e prestanza fisica, per gli imponenti tatuaggi, per come disprezza (almeno apparentemente) gli affetti umani, ma anche per i tormenti interni e la determinazione. Ciò (e chi) lo circonda infatti, per quanto intense possano essere decisioni e determinazione nel perseguirle, non discosta mai da istinti primordiali, sempre alla ricerca di ulteriori guadagni economici. La storia vera e propria presenta spunti interessanti e risvolti insperati, ma gli otto capitoli non si guadagnano mai il vero affetto dello spettatore. Si rimane incantati dall’atmosfera e affascinati dal carisma delle interpretazioni, ma mai realmente fidelizzati alla storia: cosa che denota un giudizio sfavorevole nei confronti della scrittura di Taboo, in cui probabilmente gioca un ruolo determinante anche la resa estetica, cupa e ingrigita, che non lascia quasi mai spazio a ventate di aria limpida. Il ritmo diventa così monotono, sia da un punto di vista narrativo che estetico, provando la serie di un’alternanza e di un certo movimento, che avrebbero reso gli episodi ben più tridimensionali rispetto al risultato presentato. Di certo encomiabili sono gli sforzi attoriali, primo fra tutti quello del protagonista Tom Hardy che si dimostra qui anche più in forma di alcune delle ultime prove cinematografiche (pensiamo per esempio a Legend), ma un’intera serie non può reggersi sulle spalle di un solo attore. Per quanto affascinanti e rassicuranti esse siano.
Taboo [Id., Gran Bretagna 2017-in corso] IDEATORI Steven Knight, Tom Hardy, Chips Hardy.
CAST Tom Hardy, Oona Chaplin, David Hayman, Jonathan Pryce, Franka Potente.
Drammatico/Period Drama, 50-55 minuti (episodio), stagione 1.