Oltre la frontiera
Cosa aspettarsi dal viaggio di affari di un poeta? Nelle intenzioni del regista, tutto l’assurdo del mondo. Quando, nel 2002, percorre la Regione Autonoma di Xinjiang, dove è nato, al seguito del poeta Shu, Ju Anqi ha in mente un road movie sui generis. Un passaggio oltre i confini del mondo così come Shu l’ha sempre conosciuto.
Ma Poet on a Business Trip si trasforma ben presto in qualcosa di inetichettabile e sfugge al ruolo che gli è stato imposto con imprevedibile riottosità. Nei quaranta giorni di viaggio, il poeta e il regista attraversano lunghe strade deserte, punteggiate da motel occasionali, collegati dal fil rouge della prostituzione. Un’esperienza liminale lungo le strade del desiderio, dove il corpo è al contempo sensualità e fatica e la carne è voluttà, strumento di commercio e tramite umano. Spostarsi da un luogo all’altro, da un corpo a un altro, di uno stesso desolato orizzonte diventa il senso stesso del procedere. Le relazioni si intessono e si sfaldano con inesorabile semplicità, succedendosi le une alle altre in un labile carosello. Xinjiang significa “Nuova Frontiera” e nello spingersi di un poeta oltre i limiti di angoli remoti, si potrebbe intuire una poetica che omaggia il western. Ma non c’è epos nel film di Ju Anqi, piuttosto un’elegia delle piccole cose, che non disdegna l’ironia né il senso del paradosso. C’è qualcosa di intimo che lega questo film, sfuggito per anni al proprio destino e abbandonato fino al 2013, ai luoghi e alle persone impressi sulla pellicola. Come se a causa di eventi fortuiti − in questo caso una lunga rottura tra il regista e il poeta alla fine del viaggio − fossero stati ancora una volta dimenticati, relegati a scolorire nel cassetto del rimosso. Solo dopo un’altrettanto casuale riconciliazione, il regista ha deciso di portare a termine il progetto. Ma nel tempo trascorso dalle riprese, Xinjiang ha subito cambiamenti profondi, nonché il trauma degli scontri del luglio 2009 tra le etnie Han e Uigura, in cui persero la vita quasi 200 persone. Poet on a Business Trip ha finito per assumere un significato che trascende l’intenzione iniziale per rivelarsi documento di una realtà ignorata. Inconsapevole testimonianza di un mondo in perenne trasformazione, il film conquista con il suo bianco e nero, frutto degli anni che hanno intaccato i fotogrammi. Nessuna retorica né urgenza politica è alla base della sua efficacia. Se qualcosa del mito si respira nel film è proprio nel tempo che scorre e trascolora, lasciando impallidire le vite che mostra come sbiadiscono i toni di una pellicola.
Poet on a Business Trip [Shi Ren Chu Chai Le, Cina 2014] REGIA Ju Anqi.
SOGGETTO Ju Anqi. FOTOGRAFIA Ju Anqi. MUSICHE Li Yuan, Ma Yuanyuan.
Documentario, durata 103 minuti.