Stagioni
Eva contro Eva, donna contro donna, tutti contro tutti: è quel che suggerisce il titolo italiano del capolavoro di Mankiewicz; il titolo originale, All About Eve, più che sullo scontro accende i riflettori sul racconto, sul discorso, sul soggetto.
E la sceneggiatura è l’ingranaggio su cui si regge Eva contro Eva. “Vi dirò tutto su Eve”, promette Addison DeWitt, introducendo allo spettatore i personaggi che si apprestano a entrare in scena, proprio come in una commedia shakespeariana. Ma in realtà anche lui – come tutti – mente: ci dirà tutto su Margo Channing, la vera protagonista del film. Ci dirà tutto sulla sua paranoia, viva e bruciante, che attende solo l’apparizione di una rivale più giovane per deflagrare, incontenibile. Dicendoci di Margo ci dice del teatro e, per accostamento, del cinema (“quell’arte minore, quei modesti premi da cineclub”). Per dirci tutto di Margo e di Eve non basta Addison, da solo, ma servono altre voci fuori campo, quella di Karen e quella della stessa Channing, che si avvicendano senza soluzione di continuità: quasi a ricostruire il chiacchiericcio del gossip, quel cicaleccio off costantemente presente nella vita di attori e attrici. Nella sceneggiatura di Mankiewicz tutto è artificio, ma talmente ben congegnato da farsi dimenticare, un po’ come il montaggio invisibile del cinema classico. Ci dimentichiamo, ad esempio, che di queste due straordinarie attrici, Margo e Eve, non vediamo mai una delle tanto acclamate performance recitative: la macchina da presa si spegne appena si alza il sipario e si riaccende al momento degli applausi. Del resto, non abbiamo bisogno di vederle in scena, perché Margo e Eve condividono l’incapacità di separare vita e palcoscenico. In realtà, di Eve non vediamo mai nulla che non sia una straordinaria prova attoriale: l’innocente ragazza di provincia, l’insostituibile segretaria, la seducente e pericolosa femme fatale sono tutte maschere, indossate con disinvoltura e straordinaria mimesi. E pure nei momenti che ci si aspetterebbe “di verità” (il famoso monologo sul teatro, le lacrime davanti ad Addison) viene il dubbio che non si tratti d’altro che di un’ulteriore eccezionale interpretazione. Quanto a Margo, non si tratta di interpretare qualcuno, ma se stessa: col tempo Margo è diventata il personaggio Margo Channing, la diva impetuosa, capricciosa e indimenticabile, e ora che la maturità, la competizione (o forse, una semplice ansia di realtà) infliggono crepe in questa maschera troppo aderente alla pelle, nessuno intorno a lei sembra accorgersene e capirla davvero. “Sei come una bambina”, le rinfaccia Bill, ma quel che ci disegna, sotto gli occhi, Mankiewicz è un intero mondo di infanti: che giocano a fare finta, che si fanno i dispetti, che litigano per un briciolo di luci della ribalta. Si cita spesso Eva contro Eva come paradigma dell’insanabile rivalità femminile, ma l’universo che il film racconta è arido e desolante al di là del genere, popolato di donne terrorizzate dalla perdita e di uomini ciechi e insensibili. Per Mankiewicz il teatro è questo circo di bimbi incontentabili, ancorati all’infanzia da un tempo ripetuto e ripetitivo, e dal successo che non concede maturità, caducità. Lo specchio della vita, ancora una volta.
Eva contro Eva [All About Eve, USA 1950] REGIA Joseph L. Mankiewicz.
CAST Bette Davis, Anne Baxter, George Sanders, Marilyn Monroe.
SCENEGGIATURA Joseph L. Mankiewicz (tratta dal romanzo The Wisdom of Eve di Mary Orr). FOTOGRAFIA Milton Krasner. MUSICHE Alfred Newman.
Drammatico, durata 138 minuti.