9° Archivio Aperto, 27 ottobre-7 dicembre 2016, Bologna
Cat People
In continuità con la serata “La voglia giovane” in cui, nella precedente edizione di Archivio Aperto, è stata presentata una serie di materiali, relativi soprattutto all’esperimento sociale della tv di strada del Pratello e risalenti ai tempi non così remoti in cui Bologna pullulava di case occupate e centri sociali, anche quest’anno l’imperdibile festival emiliano ha offerto al pubblico una finestra su un periodo così vicino, così lontano della storia del capoluogo.
E lo ha fatto proiettando una selezione, curata da Diego Cavallotti e Lino Greco, dei videogiornali prodotti dagli studenti del movimento della Pantera, nel corso dell’occupazione delle facoltà bolognesi, nel 1990. Il bersaglio della protesta degli studenti era la proposta di legge Ruberti sull’autonomia universitaria. Palazzo Poggi, in via Zamboni 33, fu adibito a centro stampa del movimento. In piazza Verdi, per i cortei, si potevano contare fino a 3000 manifestanti. Nelle aule, da Lettere all’Accademia di Belle Arti, nelle accese discussioni delle assemblee, minuziosamente riprese dagli operatori dei video, tra appassionati accenni all’Ideologia tedesca di Marx − “Questo sviluppo delle forze produttive […] è un presupposto pratico assolutamente necessario anche perché senza di esso si generalizzerebbe soltanto la miseria e quindi col bisogno ricomincerebbe anche il conflitto per il necessario e ritornerebbe per forza tutta la vecchia merda”–, un’esecuzione dal testo aggiornato di Brigante se more e qualche intervento di moderato scetticismo, si prendevano le decisioni fondamentali per plasmare le forme della contestazione. La sala di montaggio del Dams spettacolo di via Guerrazzi 20, base operativa della redazione del videogiornale, fu il luogo di partenza di un percorso di controinformazione e racconto di sé, destinato a lasciare il segno nell’evoluzione delle pratiche comunicative “dal basso”. Voice over da tiggì, sigla del Telejurnal Tvr protagonista della rivoluzione rumena, intertitoli alla Godard. Interviste al sempiterno rettore, “Roversi nell’alto dei cieli”, oggetto di una satira affilata, ma anche al geniale Stefano Benni. Incursioni di scatenati e spiritosi agit-prop (tra cui l’attuale assessore alla Cultura Bruna Gambarelli). Musiche appropriate (Get It While You Can di Janis Joplin) e scene di classici del cinema, montate sapientemente e ironicamente come fecero prima il seminale Alberto Grifi de La verifica incerta e poi “Blob” di Giusti & Ghezzi in Rai, sulla scia dei détournement situazionisti e debordiani: dall’incipit del Processo di Welles all’alba dell’uomo di 2001: Odissea nello spazio, dal pernacchio di Eduardo nell’Oro di Napoli fino al finale esplosivo di Zabriskie Point. Un’appropriazione creativa dei mezzi di comunicazione, una mescolanza di linguaggi che, bypassando gli anni Ottanta del riflusso, faceva da fil rouge di collegamento con la produzione controculturale degli Indiani metropolitani settantasettini. Prima che il G8 2001 cancellasse, si spera solo momentaneamente, le speranze giovanili di ricostruire i movimenti e la Sinistra in Italia.