11° Festa del Cinema di Roma, 13-23 ottobre 2016, Roma
Se l’alternativa è altrove
Il secondo film di Matt Ross, Captain Fantastic, è interessante per almeno tre motivi. Primo, parla di un’alternativa alla vita “comune”, utopica a livello globale ma reale in non pochi luoghi del pianeta. Secondo, è un film a suo modo politico, così come lo possono essere i film statunitensi a vocazione indipendente che ricadono con naturalezza nel calderone Sundance. Terzo, è un film che parla di pochi a molti e come tale è frutto di un compromesso a livello di sceneggiatura e di regia, permettendo una riflessione sui come e sui perché di una produzione di questo tipo.
La famiglia di Ben e Leslie, ritiratasi nella foresta per condurre una vita ispirata al primitivismo e alla Repubblica platonica, è costretta a fare i conti col mondo dei “normali” quando le condizioni di Leslie, affetta da bipolarismo, si aggravano e Ben è costretto a portarla in ospedale. Lei si suicida e la famiglia al completo esce allo scoperto pur di far rispettare le sue ultime volontà. Ross più che al dramma in sé e per sé è interessato alla rappresentazione di questa società alternativa “determinata non dalle parole, ma dalle azioni” e dei suoi protagonisti, ma, pur con tutte le buone intenzioni, non fa che edulcorarne il pensiero e l’idea che ne è alla base. Così più che un’ipotesi provocatoria si ha una visione ammaliante: nella famiglia tutti suonano e cantano benissimo, i figli leggono i capolavori della cultura liberale, dai Karamazov a Chomsky, da Plank a J. Diamond, sono pienamente coscienti dei loro diritti, esperti nell’argomentare, hanno capacità fisiche sorprendenti e sono indifferenti al maltempo, sopportano la fame e la sete, hanno la pazienza del cacciatore e la laboriosità dell’agricoltore. Il loro mondo appare così spontaneo ed equilibrato, così perfetto nella sua assoluta chiusura spaziale e nella sua spregiudicata apertura intellettuale, così automaticamente bello che se ne annusa l’inganno. Il tema è scottante, si parla di rifiutare il capitalismo, di mettere in dubbio le capacità della società statunitense di garantire diritti e istruzione, di sovvertire l’immaginario occidentale, si parla di bambini che alla parola “nike” pensano alla dea greca e non al marchio. L’enfasi, a lungo andare eccessiva, sulla stranezza, non sempre positiva, dei figli di Ben finisce col costringere la loro alterità a una comicità sterilizzante, che inibisce tutta la potenziale vis politica del film, fino a renderlo un intrattenimento compiaciuto che fa l’occhiolino a coloro che saprebbero dire “quanto mi piacerebbe vivere così” mentre accendono l’idromassaggio. La frattura sta tutta nel fatto che Ross e collaboratori non vivono nella foresta, non odiano il capitalismo e nella società statunitense stanno molto bene, allora viene da chiedersi: quanta distanza può esserci tra regista e soggetto? Un regista può lavorare su qualsiasi soggetto e un soggetto può essere elaborato da qualsiasi regista?
Captain Fantastic [id., USA 2016] REGIA Matt Ross.
CAST Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler, Annalise Basso.
SCENEGGIATURA Matt Ross. FOTOGRAFIA Stéphane Fontaine. MUSICHE Alex Somers.
Drammatico, durata 118 minuti.