4° Cervignano Film Festival, 20-25 settembre 2016, Cervignano del Friuli
Un piccolo uomo dietro ad una macchina di caffè
Un piccolo uomo rinchiuso in una macchina. Un nano di 57 anni dentro un distributore di caffè. Lavoro, lavoro e ancora lavoro, gesti meccanici nascosti al mondo che non sa della sua esistenza.
È questo il nucleo narrativo intorno a cui si costruisce Quello che non si vede, il cortometraggio, in concorso alla 4^ edizione del Cervignano Film Festival, di Dario Samuele Leone (Dreaming Apecar). Il cineasta mette in scena un argomento complesso e doloroso, sempre tristemente attuale, l’alienazione del lavoro, riproponendo il mito dell’uomo che si fa macchina ma in senso moderno. E’ un buffo e malinconico Charlot dei Tempi moderni rivisto e rivisitato, che ridisegna il lavoro in cui il protagonista non è sostituito dalla Macchina, diventa parte di essa, tutt’uno con il meccanicismo che scandisce l’andare degli ingranaggi, ma non quello della vita. Dario Samuele Leone ripropone il nano di Benjamin, nascosto dentro un manichino, ma qui il protagonista è solo un uomo che si occupa di “piccinerie di pessimo gusto”. È un mago di Oz che non spaventa, né atterrisce – nonostante la stranezza della situazione -, ma è solo un uomo disperato di cui non si conosce né storia né lavoro. L’omino lascia fuori il mondo, fatto di angosce e lacrime, per rinchiudersi in quel micro-universo organizzato come una piccola catena di montaggio – di cui è l’ingranaggio unico. Accompagnano le sue frenetiche ore voci, quelle indaffarate e fioche, ricordo di ciò che esiste al di là, e quella di diverso peso e valore della donna con cui ha avuto una figlia, persa in un incidente, motivo per cui si è rintanato lì. Quell’antro stretto e tetro lo protegge da una realtà altrettanto oscura e scoraggiante, ma anche lo castiga e lo svilisce: viene mosso, battuto come si fa con un distributore di caffè mal funzionante, però se la macchina può riprendere a funzionare dopo un guasto, più complessa è l’operazione sull’uomo. Il suo calvario ironico e drammatico è costruito su caffè da fare, uno dopo l’altro, latte da montare, resti da dare, per assecondare gli ordini attraverso lucine rosse in cui si riverbera la vita, animata da desideri, necessità, richieste. Ad ogni movimento corrisponde un’azione che fa parte di un processo cinico e disperato in cui ciò che è manifesto è l’automazione, ciò che è nascosto è l’apporto umano. Quella scatola, le cui pareti sono fatte di isolamento, sconforto e sofferenza, diventa metafora di un lavoro estenuante, faticoso, logorante – che il protagonista vuole, desidera e cerca –, che mangia tutto il resto. Dario Samuele Leone racconta Quello che non si vede con intelligente sarcasmo e malinconia.
Quello che non si vede [Italia 2015] REGIA Dario Samuele Leone.
CAST Azio Citi, Roberto Lena, Roberto Accornero, Ninni Bruschetta.
SCENEGGIATURA Dario Samuele Leone. FOTOGRAFIA Dario Corno. MUSICHE Daniele Furlati.
Drammatico, durata 10 minuti.