Quei giorni
Giuseppe Piccioni ha spesso dimostrato di essere un regista capace di delineare con gentilezza e garbo figure solitarie, in particolare femminili, e in crisi, e di raccontare sentimenti e legami che in qualche modo diventano ancore di salvataggio, sempre in un’ottica consapevole e dichiarata di cinema medio, lontana sia dall’approccio melodrammatico più esplicito, sia dalle ambizioni autoriali un po’ esibite e posticce; si vedano quelli che probabilmente sono i suoi due film migliori, Fuori dal mondo e Giulia non esce la sera.
Il suo cinema posato ed intimista, a tratti gentilmente visionario e nei momenti migliori efficace ed empatico, era certamente parte di quel gruppo di opere detto “cinema neobaricco” o “midcult”, come preferite, ma allo stesso tempo si distingueva, nei film più riusciti come in quelli meno, proprio per l’onestà – anche intellettuale – e la delicatezza dell’approccio che non sempre era ovvio trovare nelle fatiche dei suoi colleghi; diciamo che avrebbe meritato più lui di diventare alfiere di una certa concezione di cinema nostrano che gli Ozpetek o le Comencini, ma si sa che spesso la furbizia paga. Dispiace quindi che Questi giorni, una delle tre opere italiane selezionate per il concorso a Venezia, sia un film sbagliato sotto più punti di vista; è come se le qualità mostrate dal regista in molte sue opere precedenti siano qui state sostituite proprio dai difetti per i quali i “neobaricchi” sono stati spesso criticati. Il viaggio di formazione compiuto dalle quattro amiche adolescenti, tutte con problemi qui più frivoli e lì più gravi, ma ad ogni modo sempre seri, viene infatti raccontato con pomposità pseudo-autoriale posticcia e stonata, con dialoghi di un’innaturalezza a tratti incredibile (che, se volessimo essere cattivi, giustificherebbero il detto per cui certi sceneggiatori non escono di casa) e con personaggi che, quando non sono stereotipati, non diventano mai davvero credibili. Della leggerezza e del garbo, comunque efficaci, che avevano contraddistinto il tocco di Piccioni anche quando raccontava momenti drammatici non rimane quasi traccia, e a tratti pare che lo stesso regista sia consapevole del potenziale tracollo e cerchi di evitarlo con soluzioni stilistiche che però risultano ancor più posticce e stonate. A cosa può essere dovuta questa débacle? Probabilmente ha ragione Filippo Mazzarella quando, sul numero 36 di FilmTv, scrive che «la rilevanza culturale di quel cinema lì è terminata», e quando un immaginario cade e una stagione finisce, poco importa se uno si sia dimostrato un po’ più bravo, efficace e consapevole degli altri.
Questi giorni [Italia 2016] REGIA Giuseppe Piccioni.
CAST Maria Roveran, Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina La Caselle, Margherita Buy, Filippo Timi.
SCENEGGIATURA Giuseppe Piccioni, Pierpaolo Pirone, Chiara Atalanta Ridolfi. FOTOGRAFIA Claudio Cofrancesco. MUSICHE Valerio C. Faggioni.
Drammatico, durata 120 minuti.