SPECIALE CORTOMETRAGGI
Le radici del doppio
L’esordiente Laura Samani dipinge un dramma pastorale attingendo alla tradizione folcloristica italiana, alla religiosità popolare e all’indissolubile intreccio di paganesimo e christianitas che sta alla base della creazione della moderna Europa, crogiolo di cultura classica, cristiana e barbarica.
In un componimento epico di fine XII secolo, Raoul de Cambrai, l’incipit è un invito all’ascolto di una canzone di joie e baudor, termini ricorrenti nelle liriche amorose quanto nelle chansons de geste. Molti studiosi si sono chiesti cosa potesse significare tale accostamento tra la “gioia e la baldanza” dei cantastorie provenzali e la violenza inaudita dei guerrieri. Sembra chiederselo anche Laura Samani in La santa che dorme, anche se il suo campo d’indagine, che coglie le nostre radici barbarico-cristiane, esclude le ricorrenze letterarie e pone in primo piano la ritualità sacrale consumata in un isolato borgo montano. Più evidenza etnografica che riflessione romanzesca, dunque, nonostante la struttura alla base del racconto ricordi molto da vicino gli exempla medievali, configurandosi come lieve ballata di immagini evocative, trasparenti come le acque del lago magico che costeggia la vallata in cui è ambientata la vicenda. Nella quiete silvana protetta dalla valle si agita con impeto la baldanzosa vita di Mina, dodicenne che vuole crescere in fretta, mentre Silene, l’amica del cuore, in preda alla sua natura contemplativa chiede a Santa Achillea di non farla diventare mai grande. Accettato il suo voto, la bambina cade in un sonno mortuario accanto alla statua della santa, trasformandosi in reliquia vivente che gli abitanti del villaggio decidono di portare in processione al posto della vera martire. La religiosità popolare, indagata di recente da Piero Messina in L’attesa e oggetto d’analisi anche di Grazia Tricarico nel suo cortometraggio Michele nella terra, assume qui sfumati contorni messianici che mettono in contatto la natura duale delle cose, a partire dalla duplice identità del borgo natio, italiano e sloveno, e dalle nostre antiche radici europee, barbare e cristiane che convivono nelle “fole” in cui si perde Silene e nell’ebbrezza innocente di Mina. Il panismo agreste di Samani, che riconnette il pulsare della terra e lo scorrere dell’acqua alle pratiche rabdomantiche andate perdute, sostituite dalla scienza oggettiva del geologo o dalle misurazioni esatte delle mappe del geografo, racconta un microcosmo imbevuto di superstizione ed estasi religiosa, tingendo di un naturalismo arcadico le immagini sospese in un tempo che vive di dilatazioni e sospensioni. Il percorso circolare delle protagoniste, figlie della luna, si chiude alla sera, alla luce del pallido astro che, presso i popoli primitivi, era forza germinatrice e fertilizzante.
La santa che dorme [Italia 2015] REGIA Laura Samani.
CAST Sara Sclausero, Denise Vallar.
SCENEGGIATURA Marco Borromei, Elisa Dondi, Laura Samani. FOTOGRAFIA Ilya Sapeha.
Drammatico, durata 15 minuti.